Camerun. Rapiti e rilasciati 5 italiani e 7 svizzeri. Ma è giallo
Il Camerun sta attraversando un momento difficile con molte tensioni interne e quelle legate alla vicina Nigeria
Un rapimento lampo. Durato solo una manciata di ore. Poi il gruppo, composto da sette turisti svizzeri e cinque italiani, è tornato in libertà. Ma è giallo. Sulle modalità della fine del sequestro, avvenuto lunedì in Camerun, nella area sudoccidentale di Nguti, il racconto si “spezza”. Secondo i media locali, e in particolare la testata Voice of People, decisivo sarebbe stato l’intervento di reparti delle forze di sicurezza che avrebbero sottratto gli ostaggi ai militanti in lotta per l’indipendenza delle regioni anglofone dal governo del Camerum. Diversa, invece, la versione offerta dagli stessi turisti, che hanno smentito le autorità di Yaundé sul blitz che li avrebbe liberati, sostenendo invece che sono stati proprio i miliziani che li hanno fermati a lasciarli andare.
Quando è stato bloccato il gruppo viaggiava con l’organizzazione “African Adventure Group” nella zona di Moungo-Ndor, diretti al sito turistico “Twin Lakes”, una coppia di laghi vulcanici sul Monte Muanenguba. Non è chiaro il senso dell'azione compiuta da oppositori al governo non meglio identificati. I separatisti camerunensi dell'Ambazonian Defence Force (ADF), principale gruppo anglofono che lotta per la nascita del nuovo Stato dell'Ambazonia, hanno infatti negato di essere responsabili del sequestro, dopo che le autorità hanno dato notizia della loro liberazione. Il sequestro non è stato comunque rivendicato.
A raccontare la vicenda a Il Corriere del Ticino è stato uno degli svizzeri sequestrati, Alfredo Eggemann, che ha riferito come il gruppo sia stato fermato da «oppositori del governo» armati che ha tolto loro chiavi e passaporti. Dopo sei ore, è arrivata la liberazione: «Abbiamo avuto paura ma ci hanno lasciato andare via e ci hanno ridato tutto. Non ci hanno rubato nulla e non ci hanno fatto del male», ha sottolineato Eggemann, riportando che una volta liberi hanno incontrato poco lontano la polizia «che diceva che ci stava cercando».
Secondo la stampa camerunense i turisti italiani sono: Enrico Manfredini, Andrea Calderato, Andrea Miliardi, Diego Pontremoli e Gianfranco Brini. Contrariamente a quanto annunciato dal ministero della Comunicazione camerunense, per il ticinese «non si è trattato di un atto terroristico e le autorità locali hanno secondo me gonfiato la vicenda». Martina Cristofori, moglie di Andrea Calderato, ha assicurato che «quello che è arrivato ai media in queste ore è quanto successo, tutti stanno bene ora e stanno infatti proseguendo il viaggio».
«I nodi sono economici e culturali, il rischio è il muro contro muro»: così fratel Fabio Mussi, da anni missionario in Camerun, fotografa la situazione nel Paese, nel quale la ribellione della regione “inglese” rischia di precipitare la regione nel caos. Secondo il religioso, animatore della Caritas diocesana di Yagoua, regione al confine con la Nigeria contigua a quella dove si è verificato il sequestro, le comunità dei distretti dove è dominante l’inglese si sentono discriminate nonostante il Camerun sia per Costituzione una repubblica bilingue.
«Rivendicano gli stessi diritti delle regioni francofone – sottolinea fratel Mussi – in particolare rispetto alle comunicazioni ufficiali e ai documenti e agli atti giudiziari, che non sono tradotti a dispetto delle previsioni della Carta fondamentale».