Rastrellamenti a tappeto e frontiere
sotto controllo in Camerun per ritrovare Gianantonio Allegri e
Gianpaolo Marta, i due sacerdoti italiani rapiti nella notte tra
venerdì e sabato insieme a un'anziana suora canadese. O almeno
per avere qualche informazione sulla loro sorte. Il
dispiegamento delle forze di sicurezza è imponente e la
Farnesina è al lavoro, come pure la diplomazia vaticana. Ma non
ci sono né notizie né rivendicazioni, anche se il riserbo è
d'obbligo come ha ricordato questa mattina il vescovo di
Vicenza, monsignor Beniamino Pizziol.
Polizia e servizi camerunesi propendono per la pista degli
integralisti di Boko Haram, impegnati nello sterminio
sistematico di cristiani e islamici moderati nel nord-est della
Nigeria, area che confina con il nord del Camerun, proprio
quella dove sono stati rapiti i due sacerdoti vicentini. Ieri nello stato di Yobe e in quello di Zamfara, nel nord della
Nigeria,
sono state massacrate 47 persone in due diversi
attacchi. Nel primo, proprio ad opera dei Boko Haram. sono state
trucidate 17 persone, alcune delle quali pregavano in una
moschea.
Nel secondo, pastori di etnia fulani hanno massacrato
30 persone, molti i membri delle milizie di autodifesa anti Boko
Haram.
Il timore è che Allegri e Marta siano stati trasferiti dai
sequestratori in quella zona, di fatto fuori controllo, e da
dove - se sono lì - sarebbe difficilissimo tirarli fuori. Anche
se "tutte le uscite dal Paese (nell'estremo nord, alla frontiera
con la Nigeria) sono state messe sotto controllo da poco dopo il
rapimento", come ha precisato un responsabile della sicurezza
che ha voluto conservare l'anonimato, il trasferimento oltre
confine potrebbe essere avvenuto immediatamente dopo il
sequestro.
Nella regione della diocesi camerunese di Maroua si continua
comunque a cercare. In ogni caso finora non è filtrata nessuna indicazione.
Monsignor Pizziol, da Vicenza, ha invitato i giornalisti alla
massima prudenza per non interferire con il lavoro della
Farnesina e ha ricordato come "un esplicito invito alla
discrezione ci é arrivato direttamente dal ministero degli
Esteri italiano che, fin dai primi momenti, ha attivato la
propria unità di crisi e i contatti diretti con l'ambasciata in
Camerun".
Della sorte dei due sacerdoti missionari - ha precisato il
vescovo - non sappiamo davvero nulla di certo. Non si può dire
se stiano bene, se siano salvi o nelle mani di chi. Per questo
ogni illazione oggi potrebbe risultare dannosa rispetto alla
speranza da tutti condivisa di arrivare ad una positiva
soluzione del rapimento. Ogni comunicazione ufficiale e diretta
é interrotta, e alcune ipotesi circa il gruppo che potrebbe aver
rapito i due religiosi o il ritrovamento di un deposito di armi,
al momento non trovano conferme".
Intanto domenica è stata una giornata di preghiera e raccoglimento per i sacerdoti e i fedeli della diocesi di Vicenza. In tutte le chiese della città e della provincia si è pregato per la liberazione dei missionari vicentini don Giampaolo Marta e don Gianantonio Allegri. Vivo e affettuoso anche il ricordo per l’anziana religiosa canadese suor Gilberte Bussier. Nel tardo pomeriggio il vescovo ha visitato i parenti dei due preti e si è poi unito alla preghiera del rosario con la comunità parrocchiale di Molina di Malo. La Diocesi è in costante contatto con l’Unità di crisi della Farnesina e con gli altri due missionari vicentini presenti nella diocesi di Maroua. Il Vescovo ha telefonato anche a padre Georges Vandenbeusch, il missionario francese rapito e poi liberato nella medesima zona alcuni mesi fa.