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Il punto. L'Isis non è invincibile. Ma ora rischiamo di più

Andrea Lavazza lunedì 10 novembre 2014
La sorte di Abu Bakr al Baghdadi, il Califfo dello Stato Islamico, è ancora incerta, ma sicuramente il convoglio in cui viaggiava sabato è stato individuato e colpito dalle forze armate americane. Già questa è una notizia importante nel contrasto militare all’Isis. Il fatto che l’Intelligence abbia potuto intercettare informazioni circa una riunione dei vertici dell’organizzazione dà un doppio messaggio nella guerra al terrorismo.Il primo, diretto, è che l’Isis non è quella entità nuova e invulnerabile che la rapidissima avanzata nei mesi estivi aveva fatto pensare. Una volta che le nazioni occidentali abbiano messo in campo uomini e risorse e i Paesi sunniti abbiano smesso il “doppio gioco” fin troppo scoperto svolto all’inizio, la reale portata dell’esercito del Califfo ha cominciato a emergere. E se il suo leader fosse davvero morto, la presunta capacità di resistere e di avanzare superando tutte le resistenze si ridimensionerebbe di molto.Il secondo messaggio riguarda la propaganda dello Stato islamico. Le conquiste sul campo, fatte raccontare da un prigioniero costretto a fare da reporter dei successi dei suoi aguzzini, e le agghiaccianti decapitazioni di ostaggi civili inermi servono, nelle deliranti mire del Califfo, a dimostrare potenza e a reclutare nuovi combattenti. Ma le sconfitte, al di là degli effetti militari immediati, possono invece avere un deciso contraccolpo sull’immagine vincente dell’islam radicale. Certo, non soltanto e forse non principalmente con le armi si batterà il fondamentalismo intollerante, quel fondamentalismo che vuole cancellare la presenza cristiana e quella di altre minoranze dal Medio Oriente. Ma anche azioni mirate come quella di sabato sono in grado di incidere sui destini di un conflitto che durerà ancora a lungo. Ed è inutile nasconderci che tale conflitto potrà bussare alle porte delle nostre città, come hanno avvertito in queste ore i servizi segreti di Germania e di Gran Bretagna.Se Abu Bakr al Baghdadi è stato davvero colpito, qualche simpatizzante del Califfato nelle numerose comunità islamiche d’Occidente potrebbe sentirsi autorizzato a vendicarlo con un’azione violenta. Come è già accaduto recentemente in Canada, terroristi improvvisati non riescono nei loro progetti ambizioni ma abborracciati. Possono tuttavia fare causare vittime e suscitare paura. Proprio quello che vogliono i capi, attuali e futuri, del Califfato.