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Buenos Aires . «Il Papa non ci ha dimenticati» La baraccopoli e la cappella ristrutturata

Lucia Capuzzi venerdì 30 ottobre 2015
Blu, giallo, verde acceso. Si susseguono rapidi i colori del sottile strato di vernice che copre i mattoni sbilenchi delle case, ammassate su strade strette e sovraffollate. Per raggiungere la “cappella”, si deve attraversare l’intero “barrio”. Così gli abitanti chiamano la “villa 1-11-14”, una delle più popolate baraccopoli di Buenos Aires, a pochi metri dallo stadio del San Lorenzo. Vi abitano almeno 40mila persone, una mini-città. La parrocchia di Santa Maria Madre del Pueblo non basta per contenere tutti i fedeli. Per questo, sono state realizzate sei “cappelle”, situate nei punti nevralgici della villa. “Non sono solo un luogo di culto. Sono punti di riferimento per le persone che vi vengono ad ogni ora del giorno, secondo il principio cardine della pietà popolare: la vita ha a che vedere con Dio e Dio a che vedere con la vita”, spiega il parroco, Gustavo Carrara. Lo Stato viene percepito come estraneo, la Chiesa, invece, è parte della comunità. Per questo, il sacerdote si è preoccupato quando la cappella di Nostra Signora di Itaití ha iniziato a risultare troppo piccola per il nuovo assetto urbanistico della baraccopoli. “Volevamo ampliarla ed aggiustarla ma ci mancavano i fondi”, racconta. A chi rivolgersi? “Ho pensato subito a padre Jorge, volevo dire a papa Francesco ma non volevamo disturbarlo”. Poi, a maggio, parroco e Pontefice si sono sentiti - come spesso accade – e padre Gustavo gli ha fatto presente il problema. Immediatamente Francesco è corso in aiuto della villa, dove tante volte era stato a celebrare, fra la gente. E, ora, la cappella ristrutturata ha riaperto le sue porte. Per accogliere la gente del barrio.