Il tunnel sotto la Manica è in vendita, così come lo spettacolare ponte Dartford che scavalca il Tamigi. Non solo: per rimpinguare le casse il governo britannico è pronto a cedere la propria partecipazione nel consorzio nucleare Urenco, e ancora una società di scomesse, un portafoglio di prestiti concessi agli studenti, immobili e altri cespiti attualmente in capo alle amministrazioni locali.Il primo ministro Gordon Brown, come previsto, ha lanciato ieri un maxi piano biennale di privatizzazioni, dal quale spera di ricavare 16 miliardi di sterline, pari a oltre 17 miliardi di euroLo scopo è fermare l’emorragia nei conti pubblici del Regno Unito, colpiti prima dalla recessione e poi dai generosi e ripetuti tentativi di curarla con robuste iniezioni di denaro. Una svendita, a giudizio delle opposizioni. Una scelta obbligata, secondo l’inquilino laburista di Downing Street: parlando a un convegno economico alla sede di Bloomberg a Londra, Brown ha detto che le dismissioni contribuiranno «a ripianare il debito gonfiato dalla crisi». Il premier ha sottolineato però che è comunque necessario proseguire con le misure di stimolo all’economia, fino a quando la ripresa non si sarà consolidata.Le più recenti stime del Cancelliere dello Scacchiere (il ministro delle Finanze), Alistair Darling, indicano per quest’anno un deficit di bilancio di 175 miliardi di sterline o il 12% del Pil, il più elevato fra i Paesi del G20. Secondo i piani annunciati da Gordon Brown, tre miliardi potrebbero essere recuperati attraverso la privatizzazione del portafoglio di prestiti agli studenti, della società di scommesse Tote, del 33% dell’Urenco (consorzio europeo di arricchimento dell’uranio) e della quota detenuta dal governo nel ponte e nel tunnel ferroviario.Lo stato prevede inoltre di incassare 13 miliardi di sterline dalla vendita di immobili pubblici. La strategia non convince però le opposizioni, nemmeno il leader conservatore David Cameron, in fondo il discendente in linea diretta della Lady di ferro Margaret Tatcher e non certo contrario in linea di principio alle privatizzazioni. Secondo Cameron, tali entrate non sarebbero tali da influire sull’indebitamento, non almeno «sul lungo termine, come qualsiasi famiglia comprenderebbe». Poi l’attacco frontale: «Non dimentichiamoci – ha proseguito Cameron – che questo è il primo ministro che ha venduto le nostre riserve auree quando, se avesse aspettato un po’, avrebbe potuto ottenere quattro volte tanto. Diciamo quindi basta agli episodi d’incompetenza».Secondo il portavoce dei liberal democratici, Vince Cable, «tentare di vendere adesso, su mercati così duramente depressi ampi appezzamenti di terreno pubblico è francamente strampalato». In soccorso del premier è venuto il segretario di Stato al commercio e all’industria, Lord Peter Mandelson. Queste cessioni «ci aiuteranno a ridurre i disavanzi senza effettuare tagli sui servizi pubblici di base», ha spiegato in un’intervista alla Sky News britannica.Quanto alle accuse di avere aperto anticipatamente la stagione dei saldi, Mandelson ha prontamente ribattuto: «Non siamo mica idioti, non venderemo a prezzi più bassi del mercato». Da ricordare infine che il governo britannico ha già tentato di vendere la società di scommesse Tote: nel 2007 un’offerta da 400 milioni di sterline fu respinta dal Tesoro poiché giudicata non sufficientemente attraente. Ora il nuovo tentativo.