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Brexit. La Camera dei Lord chiede garanzie per gli europei che lavorano nel Regno Unito

Elisabetta Del Soldato mercoledì 1 marzo 2017

La premier britannica Theresa May (Ansa)

La premier britannica Theresa May non potrà appellarsi all’articolo 50 del Trattato di Lisbona e cominciare così il processo della Brexit se prima non avrà messo nero su bianco il fatto che si «impegna a proteggere i diritti dei cittadini europei» che già risiedono nel Regno Unito. Lo hanno deciso ieri sera i membri della Camera dei Lord, 358 contro 256, votando a favore di un emendamento che ora minaccia di frenare il programma stabilito da May.

Quest’ultimo prevede la firma della richiesta di uscita, richiesta dal trattato, entro la fine di marzo. L’emendamento è necessario, hanno rimarcato ieri molti dei Lord presenti al dibattito alla Camera alta che è durato tre ore prima di risolversi nel voto. Questo nonostante l’impegno del governo, ribadito in più di un’occasione, che lo status dei residenti europei in Gran Bretagna sarà una priorità dopo la Brexit. «I tre milioni e duecentomila europei che vivono qui – ha detto ieri il ministro degli Interni, Amber Rudd, prima della decisione – ci hanno dato un enorme contributo e saranno trattati con il più alto rispetto».

Ma molti di questi non sono convinti che i loro diritti saranno protetti dopo l’uscita dall’Unione Europea. «Ci sentiamo in una situazione di limbo – dice Fabio Giannotti, un infermiere dell’ospedale Whittington nel nord di Londra –. Il futuro ci mette ansia. Non sappiamo per esempio se le nostre qualifiche saranno riconosciute. Se potremmo continuare a lavorare. Se avremo bisogno di nuovi permessi o se saremo rimandati a casa». La stessa cosa, sottolineavano ieri alcuni membri della Camera alta, potrebbe accadere ai due milioni di britannici che vivono sul Continente: nessuno degli altri 27 Stati membri ha parlato di garanzie.


«Bisogna stare molto attenti – ha detto ieri Baroness Hayter ai colleghi – a non usare i residenti europei in Gran Bretagna come merce di scambio. Sta al governo assicurarsi che non accada». «Queste persone – ha continuato – hanno figli che vanno a scuola, hanno un lavoro, alcuni stanno comprando casa o ricevendo cure mediche. Molti lavorano nel nostro sistema sanitario. Devono sapere ora quello che sarà di loro. Non possiamo tenerli in sospeso per due anni».


L’emendamento rappresenta la prima sconfitta per la May in tema di Brexit. Dopo il via libera dei Lord, il testo ora sottoposto allo scrutinio della Camera dei Comuni. Un processo che potrebbe impiegare settimane ritardando così la scadenza della fine di marzo voluta dalla May. Ma il momento davvero difficile per la premier, scriveva ieri la Bbc, sarà in autunno, quando una volta passate le elezioni in Francia e Germania, cominceranno i veri e propri negoziati per la Brexit e c’è da scommettere che l’Europa presenterà alla Gran Bretagna «conto non indifferente».