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Il voto. Il leader secessionista Dodik vince le elezioni in una Bosnia alluvionata

Riccardo Michelucci, Sarajevo martedì 8 ottobre 2024

Dodik in una foto con Putin

La giornata di lutto nazionale indetta ieri in tutta la Bosnia Erzegovina per commemorare le vittime dell’alluvione di venerdì scorso ha fatto passare in secondo piano l’esito della tornata amministrativa. Domenica scorsa le urne sono state aperte regolarmente quasi ovunque ad eccezione dei comuni di Jablanica, Konjic, Kiseljak, Kreševo e Fojnica, dove il voto è stato rinviato. L’affluenza ha sfiorato il 48 percento , un dato in linea con il recente passato. Dai risultati definitivi emerge un crescita dei partiti nazionalisti nei comuni e nelle località periferiche ma non nelle città principali tra cui Sarajevo, Banja Luka, Tuzla e Zenica. Nella Republika Srpska, l’entità a maggioranza serba del Paese, l’Alleanza dei socialdemocratici indipendenti (Snsd) guidata dal leader secessionista Milorad Dodik ha ottenuto un successo superiore alle aspettative aggiudicandosi ben 51 dei 63 comuni ma non è riuscita a prevalere nella corsa per il sindaco di Banja Luka. Nel capoluogo è stato confermato Drasko Stanivukovic del partito del progresso democratico (Pdp) schierato all’opposizione. Rimane invece saldamente in mano al partito nazionalista di Dodik il governo di Srebrenica, città tristemente nota per il genocidio perpetrato nel 1995 dalle forze serbo-bosniache ai danni dei musulmani, dove a ricoprire la carica di primo cittadino sarà Milos Vucic, cugino del presidente della Repubblica di Serbia Aleksandar Vucic.

Nella Federazione croato-musulmana, l’altra entità che compone il Paese, si sono affermate le principali forze politiche espressione delle due comunità presenti sul territorio. A Mostar ha vinto l’Unione democratica croata (Hdz) del leader nazionalista Dragan Covic mentre nella maggior parte delle municipalità che compongono la città di Sarajevo è stata confermata al potere la cosiddetta “trojka”, costituita dal partito socialdemocratico (Sdp) della sindaca in carica Benjamina Karic, dal movimento Popolo e giustizia (Np) e dai liberali di Nasa Stranka.

Altrove esce vincitore anche il partito di azione democratica (Sda) di Bakir Izetbegovic, da sempre una delle compagini più influenti all’interno della comunità musulmana, che ha ottenuto otto nuovi sindaci in più rispetto al passato. Le elezioni di domenica scorsa si sono svolte per la prima volta secondo la nuova legge elettorale promossa dall’Alto rappresentante della comunità internazionale in Bosnia Erzegovina, Christian Schmidt, che vieta la candidatura dei criminali di guerra condannati e introduce la videosorveglianza e la scansione elettronica delle schede elettorali. Ciononostante non sono mancate neanche stavolta denunce di brogli e gravi irregolarità e persino sospetti casi di voto di scambio indiretto che hanno indotto la Commissione elettorale centrale di Sarajevo a imporre decine di sanzioni a partiti e singoli candidati. Alcuni mesi fa il Consiglio europeo ha approvato l’avvio dei negoziati di adesione della Bosnia all’Ue ma la strada verso procedure elettorali democratiche e trasparenti appare ancora lunga.
Lo spoglio delle schede è avvenuto mentre numerose cittadine e villaggi nell’area di Jablanica, una municipalità a poche decine di chilometri a sud-ovest di Sarajevo, sono rimaste sommerse dall’acqua e risultano tuttora completamente isolate e prive di elettricità. Al momento le vittime accertate sono ventidue ma le ricerche dei dispersi proseguono senza con squadre di soccorritori arrivate anche dalla Croazia, dalla Serbia e dalla Slovenia. Un disastro che riporta alla memoria la tragedia delle alluvioni di dieci anni fa quando ci furono 25 morti e danni pari al quindici percento del Pil nazionale.