Francia. Macron «abbandona» Borne: cercasi nuovo premier a Parigi
«Dopo il riarmo economico, il riarmo dello Stato e dei nostri servizi pubblici, ci occorrerà intraprendere il nostro riarmo civico». Augurando «Bonne année» ai francesi, il presidente Emmanuel Macron non aveva esitato a impiegare queste metafore marziali per esprimere la volontà di una svolta decisa e di un forte rilancio dell’azione governativa. Proprio lunedì è giunto così l’atteso spartiacque, con le dimissioni della premier Élisabeth Borne, associata nell’immaginario dei francesi al varo di due testi legislativi contestatissimi lungo un 2023 spesso tempestoso fra i ranghi parlamentari: la riforma delle pensioni e il “pacchetto immigrazione”. Nella propria lettera di dimissioni, Borne ha sottolineato di aver fatto approvare una cinquantina di leggi, invitando il proprio successore a proseguire le riforme, presto ringraziata da Macron attraverso un messaggio su un canale decisamente inusuale, il social X.
La traiettoria di Borne ha confermato tutta l’ambivalenza della figura del premier sotto la Quinta Repubblica. Un ruolo sempre molto in vista sul fronte legislativo. Ma al contempo, soprattutto in congiunture come quella odierna, ovvero senza una maggioranza parlamentare assoluta per il presidente, pure un premier “parafulmine” su cui piovono saette da ogni direzione, in una funzione protettiva implicita dell’Eliseo. Così, persino ieri, al momento dell’abbandono, le opposizioni si sono scagliate contro una premier accusata di aver impiegato 23 volte il controverso comma costituzionale “49.3”, che consente all’esecutivo di far passare dei provvedimenti bypassando di fatto il voto di deputati e senatori.
Di certo, sta anche qui la ragione della suspense sul nome del nuovo premier, che si è prolungata ieri fino a sera. Cosa scegliere? Un nuovo profilo classico di premier “servitore” o “sherpa” (con il rischio di risultare poco popolare e di non far volare molto in alto l’immagine del governo)? O invece un premier molto politico e di carattere (con il rischio di litigare presto con il titolare dell’Eliseo)? In ogni caso, una questione di ore, perché il prossimo Consiglio dei ministri è previsto già oggi.
Quanto all’estrazione politica, Borne aveva trascorsi di centrosinistra. Ma adesso, molti consigliano a Macron un nuovo volto più vicino al centrodestra, come l’ambizioso ministro della Difesa, Sébastien Lecornu, per poter patteggiare meglio con i neogollisti che potrebbero offrire sponde al governo. Secondo gli ultimi rumors in pole position per la guida del nuovo governo ci sarebbe il 34enne Gabriel Attal, ex portavoce di Matignon e attualmente ministro dell'Educazione.
In ogni caso, per l’esecutivo, appariva ormai vitale un cambio di squadra, alla luce del contrasto sempre più stridente fra i sondaggi recenti in calo costante e la densità di sfide cruciali lungo il 2024 francese che si apre: un’annata, costellata di grandi eventi internazionali in Francia, che Macron immaginava di certo, all’inizio del proprio mandato, come l’apogeo della propria parabola alla guida del Paese.
Questa prospettiva non si è chiusa, ma appare oggi molto più complicata. In effetti, secondo gli ultimi rilevamenti, le elezioni europee di giugno rischiano di riservare uno schiaffo al presidente, in forte ritardo rispetto ai lepenisti sovranisti euroscettici. Il bivio imboccato nelle prossime ore appare per questo ancor più decisivo.