Gaza. Bombe sui cristiani in una chiesa: operatrice Caritas tra le 18 vittime
Sfollati davanti alla chiesa greco-ortodossa di San Porfirio: sullo sfondo le macerie della sala colpita
Nemmeno una chiesa è un rifugio sicuro nella città vecchia di Gaza, dove giovedì sera un missile ha colpito una sala adiacente alla greco-ortodossa San Porfirio facendo strage. Tra le vittime anche un’operatrice della Caritas di Gerusalemme, suo marito e la figlia neonata. L’ente inizialmente ha riferito di 11 morti e dozzine di feriti, aggiungendo che «purtroppo si prevede che i numeri saliranno». Il ministero della Sanità di Gaza dichiara 18 vittime.
Nei cortili, nelle sale parrocchiali, nella scuola e negli edifici adiacenti alla chiesa, che è la più antica della Striscia risalendo al V secolo, decine di famiglie cristiane e musulmane ricevono pasti e cure mediche. Nei giorni scorsi era circolata la notizia, poi rivelatasi falsa, che San Porfirio era stata distrutta. Ora è accaduto davvero.
«In uno straziante colpo di scena – scrive Caritas Gerusalemme – è stata colpita la sala adiacente alla chiesa di San Porfirio a Gaza, che ha fornito rifugio a 411 persone. Tra le persone protette c’erano 5 membri dedicati dello staff di Caritas Gerusalemme, insieme alle loro famiglie. All’interno, un totale di 83 persone cercavano sicurezza. Tragicamente Viola, 26 anni, una tecnica di laboratorio di Caritas Gerusalemme, è stata uccisa insieme alla sua bambina e al marito. Tra le vittime ci sono anche la sorella di Viola e i suoi due figli». Caritas italiana «si unisce nella preghiera a Caritas Gerusalemme, offrendo vicinanza e sostegno alle tante famiglie in lutto. Unisce la sua voce a quella di chi chiede con decisione a tutte le parti in conflitto un immediato cessate il fuoco, l’apertura di corridoi umanitari e l’avvio di colloqui di pace». Anche Caritas Internationalis «condanna con forza il bombardamento arbitrario e deliberato».
Nella sala a fianco alla chiesa greco-ortodossa di San Porfirio erano ospitati centinaia di sfollati musulmani e cristiani - Ansa
Identico sdegno esprime il Patriarcato ortodosso di Gerusalemme, per il quale «prendere di mira le chiese e le loro istituzioni costituisce un crimine di guerra». Il Patriarcato «non abbandonerà il suo dovere religioso e umanitario, radicato nei suoi valori cristiani, di fornire tutto ciò che è necessario sia in tempo di guerra che di pace». Anche il patriarca Kirill, capo della Chiesa ortodossa russa, esprime le sue condoglianze in un messaggio al Patriarca ortodosso Teofilo III di Gerusalemme.
Secondo testimoni, il bombardamento sembrava diretto a un bersaglio vicino alla chiesa. L’esercito sostiene che il raid ha colpito un centro di comando e controllo da dove partivano gli attacchi contro il territorio israeliano. «È stata danneggiata una parete di una chiesa – aggiunge –. Siamo consapevoli che ci sono vittime. Stiamo esaminando l’incidente».
Con i morti di San Porfirio sale a 4.137 il bilancio delle vittime palestinesi nella Striscia di Gaza. Solo almeno 13mila i feriti.