Domenica insanguinata nel nord-est della Nigeria. Ancora una volta
c'è stata una strage durante una funzione religiosa, secondo un
copione che la follia omicida di Boko Haram non cessa di
replicare. I morti sono cinque e la kamikaze è una donna
che si è fatta esplodere in una chiesa evangelica.
La Redeemed Christian Church of God, a Potiskum, la città più
grande dello stato nord-orientale di Yobe, era affollata di
fedeli che seguivano il rito della mattina quando la terrorista
islamica si è fatta saltare in aria. Una testimone appartenente
alla chiesa evangelica ha raccontato alla polizia - accorsa
nell'edificio devastato - che la donna apparteneva alla stessa
congregazione religiosa.
Sono 200 i morti dell'ultima settimana di attentati da parte
di Boko Haram, che ha dichiarato fedeltà all'Isis, e che sta
seguendo alla lettera le indicazioni del Califfato di
intensificare gli attacchi durante il Ramadan. Il 2 luglio un
centinaio di persone in preghiera in alcune moschee del nord-est
sono state massacrate. Il 3 luglio altre due donne kamikaze si
sono fatte esplodere in un mercato e a un checkpoint di
Maiduguri: i morti sono stati 13. E lo stesso giorno a Miringa,
sempre nel nord-est, i miliziani islamici hanno sgozzato 11
persone accusandole di essere "traditori" in procinto di
disertare. In 6 anni di rivolta nel nord-est della Nigeria i
morti sono stati 13 mila e un milione e mezzo gli sfollati.
Stamattina due bombe sono esplose in
un'affollata moschea e in un ristorante frequentato da musulmani
a Jos, in Nigeria, uccidendo almeno 44 persone e ferendone 67.
L'ordigno è esploso nella moschea Yantaya mentre il predicatore
invitava a una coesistenza pacifica tra religioni. Ancora
nessuna rivendicazione, ma si sospettano gli estremisti di Boko
Haram.