La violenza sui bambini non conosce limiti e frontiere. In Africa l'utilizzo di
minori come kamikaze da parte di
Boko Haram è aumentato nel corso dell'ultimo anno, con almeno
un
attacco suicida su cinque compiuto da un minore in
Camerun, Nigeria e
Ciad.
Un dato terribile denuncia in un rapporto dell'
Unicef, secondo cui in un
anno il numero di baby-attentatori è salito di 11 volte, con 44
bambini utilizzati in attacchi suicidi nel 2014, rispetto ai quattro
del 2014.
I dati, diffusi in occasione del secondo
anniversario del rapimento di
più di 200 ragazze dalla città nigeriana di Chibok, dimostrano che i
bambini sono stati utilizzati in metà degli attacchi in Camerun, in
un'occasione su otto in Ciad e una su sette in Nigeria.
Le ragazzine tra i 13 e i 15 anni, che spesso vengono drogate, rappresentano i tre quarti dei baby-kamikaze nel 2015. L'attentatore più giovane si crede
avesse
otto anni.
"L'utilizzo di bambini, in particolare femmine, come
attentatori suicidi è diventata una delle caratteristiche determinanti
e allarmanti del conflitto", si legge nel rapporto, che aggiunge come
nel 2015 ci sia stato non solo un aumento del numero complessivo di
attentati suicidi, ma anche la diffusione della pratica per la prima
volta oltre i confini della Nigeria. Tra la fine del 2014 e la fine
dello scorso anno, il numero di tali attacchi è infatti passato da 32
a 151. Nel 2015, 89 di questi attacchi sono stati effettuati in
Nigeria, 39 in Camerun, 16 in Ciad e sette in Niger.
Secondo
Manuel Fontaine, direttore regionale dell'Unicef per
l'Africa occidentale e centrale, i bambini utilizzati in attentati
suicidi non devono essere visti come combattenti volontari. "Cerchiamo
di essere chiari: questi bambini sono vittime e non responsabili.
Ingannarli e costringerli a compiere attacchi mortali è uno degli
aspetti più orribili della violenza in Nigeria e nei paesi limitrofi",
ha affermato.
Ma non è tutto. L'uso da parte di
Boko Haram dei
bambini
sta avendo un effetto sociale negativo nelle comunità, che iniziano a
vederli come minacce e rifiutano il reintegro di quelli che vengono
rapiti e abusati dai militanti del gruppo.
In totale, nei Paesi citati nella relazione, risultano quasi 1,3
milioni di bambini sfollati, circa
1.800 scuole chiuse perché sono
state danneggiate, saccheggiate, bruciate o vengono utilizzate come
rifugi per gli sfollati, e più di 5.000 bambini non sono accompagnati
o sono stati separati dai loro genitori.
Proprio
l'educazione è uno degli aspetti della vita sociale su cui ha
più influito l'offensiva del gruppo terroristico. Un altro rapporto
pubblicato oggi da Human Rights Watch sottolinea come il conflitto
abbia lasciato quasi
un milione di bambini con poco o nessun accesso
all'istruzione.
Dal 2009 al 2015, gli attacchi nel nordest del paese
hanno
distrutto più di
910 scuole e costretto alla
chiusura altre 1.500
strutture. Almeno 611 insegnanti sono stati uccisi, mentre altri
19mila sono stati costretti alla fuga. Il gruppo ha rapito più di
2.000 civili, molti dei quali donne e ragazze, tra cui grandi gruppi
di studenti.