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RANGOON. Birmania: «Aung San Suu Kyi sarà liberata il 13 novembre»

giovedì 30 settembre 2010
La vincitrice del Nobel per la pace, 65 anni, non ha più vissuto in libertà dopo il suo ultimo arresto avvenuto nel 2003. Nell'agosto del 2009 è stata condannata nuovamente a 18 mesi per aver violato le norme che regolano gli arresti domiciliari dopo che un cittadino americano era riuscito a raggiungere la sua residenza a Rangoon. "La sua detenzione terminerà il 13 novembre, una settimana dopo le elezioni in Birmania. Sarà liberata in conformità con la legge", ha indicato un responsabile birmano che ha voluto mantenere l'anonimato. "Il mese di novembre sarà molto impegnativo per noi a causa delle elezioni e della liberazione della signora Aung Suu Kyi che sarà liberata dopo una settimana dalla fine del voto", ha confermato un'altra fonte ufficiale.Il legale. È scettico Jared Ginser, uno degli avvocati di Aun San Suu Kyi, sulle liberazione del Nobelbirmano il 13 novembre prossimo, una settimana dopo le elezioni nel Paese asiatico. "Non abbiamo ancora conferme su questo annuncio e ci crederò solo quando lo vedrò. Il regime ha più volte annunciato la liberazione di San Suu Kyi in questi ultimi sette anni, anche indicando delle date precise, annunci che poi si sono sempre rivelati falsi. Quindi, aspettiamo a vedere cosa succede", ha detto Genser a CNRmedia. "E aggiungo - dice Genser al telefono - che se anche fosse liberata, poco cambierebbe in quel paese, che è totalmente controllato dai militari e dove non esiste alcuno spazio democratico. Liberare lei sarebbe certamente una bellissima notizia per lei e per la sua famiglia ma con la situazione attuale ben poco cambierebbe per il popolo birmano". Continua Genser: "Si tratta di un annuncio per placare le pressioni internazionali e in particolare le ultime prese di posizione dell'ONU, in particolare del presidente Ban Ki-Moon. Voglio ricordare che le elezioni si terranno comunque senza il partito della San Suu Kyi, quindi anche una sua liberazione non significherebbe nient'altro se non l'inzio diun lunghissimo processo per arrivare a una pallida normalizzazione del paese".