Il governo birmano ha chiesto
l'aiuto della comunità internazionale per far fronte alle
devastanti alluvioni che hanno colpito l'ovest del Paese
nell'ultima settimana, causando almeno 47 morti e coinvolgendo
oltre 210 mila persone. Lo riportano oggi i media statali
citando il ministro dell'Informazione, Ye Thut, e ammettendo
indirettamente che la risposta delle autorità all'emergenza è
stata finora "debole"."Stiamo cooperando e invitando l'assistenza internazionale.
Abbiamo iniziato a contattare possibili Paesi e organizzazioni
di donatori", ha detto il ministro Ye Thut, uno dei portavoce
del primo ministro Thein Sein. "La debole risposta del governo
al disastro ha portato a fraintendimenti circa gli sforzi di
evacuazione", ha aggiunto il quotidiano 'Global New Light of
Myanmar', riportando le parole del ministro.
L'appello del governo giunge mentre nell'ovest del Paese
ampie aree rurali sono tuttora sommerse dalle acque, in alcuni
casi profonde oltre un paio di metri. Mentre nello stato Rakhine
- dove 140 mila Rohingya vivono in squallidi campi di sfollati
dai pogrom anti-musulmani del 2012 - e in quello Chin l'acqua
viene segnalata in parziale ritirata, le vie di comunicazione
rimangono impraticabili ed è diffuso il timore che il bilancio
delle vittime sia destinato ad aggravarsi sensibilmente.L'invito alla comunità internazionale rappresenta un chiaro
cambio di strategia rispetto alla gestione dell'emergenza
causata dal catastrofico tifone Nargis nel 2008. All'epoca,
quando il Paese era ancora sotto una paranoica dittatura
militare isolata dall'Occidente, i generali impedirono gli aiuti
stranieri nonostante un bilancio di vite stimato in 130 mila
morti.