Usa. Biden riaccoglie Trump alla Casa Bianca. Il tycoon: grato per transizione liscia
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L’ultima volta che si sono incontrati, sul palco degli studios Turner Entertainment, ad Atlanta, il 27 giugno scorso, non è andata bene. Per un’ora e mezza Joe Biden e Donald Trump si attaccarono con ferocia, descrivendo l’avversario uno (Biden) come una minaccia alla democrazia e l’altro (Trump) come un incompetente. Alla fine del fatidico (e per lui fatale) dibattito, il presidente in carica era visibilmente sconfitto: confuso e abbattuto.
Quattro mesi e mezzo più tardi, il capo della Casa Bianca ha teso la mano al rivale che ha messo fine alla sua lunga carriera politica e l’ha invitato nello Studio ovale, dove si è congratulato per la sua vittoria alle elezioni della scorsa settimana. «Complimenti. Bentornato presidente eletto», ha detto Biden a Trump stringendogli la mano.
La differenza è ancora più marcata rispetto a quattro anni fa, quando i ruoli erano invertiti: Biden aveva vinto le presidenziali e Trump era lo sconfitto. Allora, semplicemente, il repubblicano non invitò il successore alla Casa Bianca e fece di tutto per ribaltare il risultato del voto, scatenando un passaggio di poteri complicato che culminò nell’assalto al Campidoglio. Da allora, Trump non ha mai smesso di lanciare false accuse di frode elettorale e di “furto” della presidenza da parte del democratico.
«Sono pronto a una transizione ordinata a gennaio», ha detto invece ieri il Commander in chief uscente, precisando che «garantirà» che il suo successore abbia tutto quello che gli serve per insediarsi senza intoppi. Trump è apparso soddisfatto. «La politica è tosta e, in molti casi, non è un bel mondo – ha risposto –. Ma oggi lo è, lo apprezzo molto, e sono grato per questa transizione così liscia». Biden ha ricambiato con un semplice: «Prego». Secondo indiscrezioni, durante il colloquio, che è durato circa due ore, il presidente uscente avrebbe esortato Trump a sostenere l’Ucraina nella sua guerra con la Russia.
Prima di recarsi alla Casa Bianca, il presidente eletto aveva annunciato la nomina al Pentagono di un suo fedelissimo, il conduttore di Fox News Pete Hegseth. Al 44enne che ha un breve servizio alla Guardia nazionale alle spalle, Trump ha affidato il compito di sradicare la cultura woke con cui i democratici avrebbero contaminato le forze armate. Hegseth si era fatto conoscere da Trump durante il suo primo mandato, quando persuase l'allora presidente a graziare tre soldati americani accusati o condannati per crimini di guerra per l'uccisione indiscriminata di civili in Iraq. Hegseth ha anche difeso il trattamento dei prigionieri detenuti a Guantanamo.
A Washington Trump ha anche celebrato la vittoria con i repubblicani alla Camera. «Non è bello vincere? È bello vincere. È sempre bello vincere», ha detto ai deputati del suo partito, ai quali ha lanciato un riferimento alla possibilità di «inventarsi qualcosa» perché possa ottenere un terzo mandato, che è vietato dalla Costituzione.
A suo fianco c’era Elon Musk, che ha accompagnato il presidente designato per il suo ritorno trionfale nella capitale e la cui onnipresenza sta facendo innervosire non pochi all’interno della squadra di transizione di Trump. La rete televisiva Nbcnews ha raccolto lo sfogo di alcuni membri della cerchia ristretta del tycoon, esasperati dalla costante presenza del miliardario a Mar a Lago. «Si comporta come se fosse co-presidente e fa in modo che tutti lo sappiano», ha detto una fonte.