Era disposto a morire per la libertà di coscienza perché riteneva che fosse compito di un politico cattolico dare la vita per affermare la giustizia attraverso il dialogo e la non violenza. Oggi hanno ucciso l’uomo che con grande coraggio si batteva per salvare la vita di Asia Bibi e difendere le minoranze religiose in Pakistan, delle quali era il ministro, e per le quali chiedeva venisse applicata la tollerante costituzione pakistana. Shahbaz Bhatti, 42 anni, ammazzato stamane da un commando di talebani a Islamabad, ha dedicato la vita alla difesa dei diritti umani.Prima come leader della società civile, poi come politico. E’ stato il primo pakistano di fede cattolica a diventare ministro federale nel 2008, nemmeno un mese fa ha accettato di restare al suo posto dopo un rimpasto, nonostante fosse nel mirino degli estremisti islamici per la sua richiesta di grazia ad Asia Bibi e per abrogare la famigerata legge contro la blasfemia. Ho incontrato Bhatti al Ministero a metà novembre in occasione di una visita del ministro degli Esteri Frattini. Aveva organizzato un incontro con i leader ti tutte le fedi e ci aveva mostrato un centralino per le vittime di discriminazioni religiose.Ci aveva colpito la pochezza dei controlli. Bhatti era un obiettivo vulnerabile, ma alla precisa domanda se temesse per la propria vita, aveva risposto che era sì minacciato, ma non voleva tornare indietro. La sua coscienza non glielo consentiva. Lo aveva detto anche al Papa, a Castengandolfo, in un’udienza nella quale aveva chiesto sostegno con la preghiera e ribadito che si sarebbe battuto per l’armonia e la pace tra le religioni. Non lo aveva fermato neppure l’assassiniodel governatore del Punjab,a dicembre, che per primo aveva sollevato il caso Asia Bibi. Da allora la sua sorte era probabilmente segnata. I mandanti li aveva indicati lui stesso, le frange deviate dell’esercito e dei servizi segreti che sostengono Al Qaeda. La sua tragica morte è un segnale orribile. Forse aprirà gli occhi all’occidente sulle persecuzioni ai cristiani ma lascia un vuoto incolmabile e fa temere per il futuro della comunità cattolica de in Pakistan