«Si chiude una drammatica pagina in Libia. C’è da augurarsi che si costruisca un Paese nuovo, libero e unito». Le parole di Giorgio Napolitano sintetizzano l’auspicio che si leva dalle istituzioni e dalla politica alla notizia della morte del dittatore libico. Franco Frattini plaude alla «vittoria del popolo libico», mentre c’è chi esprime rammarico per un’esecuzione sommaria che ha reso impossibile un equo processo. E l’opposizione rimarca l’amicizia tra il rais e il Cavaliere. Che commenta: «“Sic transit gloria mundi”», innescando ulteriori polemiche.«Ora la guerra è finita», assicura dunque Silvio Berlusconi durante la riunione del Pdl a Montecitorio. Per poi aggiungere in latino, appunto, «così passa la gloria del mondo». Per il ministro degli Esteri Frattini l’uscita di scena di Gheddafi è «una grande vittoria del popolo libico, la Libia sarebbe definitivamente liberata, si potrebbe costituire quel governo libico che tutti attendiamo» e «un esercito libico fedele ai valori della democrazia». Il ministro delle Riforme Umberto Bossi commenta la fine di un regime durato 42 anni da leader leghista: «Ora bisogna mandare i clandestini libici a casa». Per Gianfranco Rotondi, ministro per l’Attuazione del programma, «di fonte alla morte di un uomo conosco solo il dovere della preghiera». «Non sono mai contento quando viene uccisa una persona – premette il sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto – ma la morte di Gheddafi è una notizia positiva per il futuro della Libia». «È un nuovo capitolo per la storia della Libia», commenta Renato Schifani. Il presidente del Senato si augura «che prosegua senza incertezze il percorso di questo popolo verso la libertà». Meno ottimista il presidente della Camera, Gianfranco Fini: «In Libia si è voltata pagina, ma ci sono ancora molte, molte incognite».Per il leader del Pd Pierluigi Bersani «una morte non si festeggia mai. Ora il sangue sparso generi democrazia e amicizia tra i popoli del Mediterraneo». L’uccisione del Colonnello «segna un tornante nella missione internazionale in Libia. Ora il governo riferisca in Parlamento». Nel Pd, Roberto Di Giovan Paolo resta perplesso «di fronte all’entusiasmo di Berlusconi, Frattini e altri esponenti del Pdl: solo fino a un anno fa Gheddafi era uno dei migliori alleati». La sua morte poi «è una sconfitta per il diritto della comunità internazionale e delle sue vittime a portarlo davanti a un tribunale». Il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini consiglia «maggiore prudenza nei commenti soprattutto a chi in vita lo ha ossequiato con poco senso della misura». «Fino a pochi mesi fa Berlusconi lo omaggiava – attacca Fabio Evangelisti dell’Idv – ora parla di lui come di un perfetto sconosciuto». «Cosa c’entra la gloria con uno spietato dittatore?», chiede il capogruppo dipietrista alla Camera Massimo Donadi a proposito del “sic transit” berlusconiano. Anche l’europarlamentare leghista Mario Borghezio rivendica di essere stato «uno dei pochi a levare la mia voce contraria al mondo in cui era stato ossequiato in Italia». Ciò non gli impedisce «di dichiarare che va riconosciuto cavallerescamente “l’onore delle armi” a un grande leader, un vero rivoluzionario». «Gheddafi non si meritava la “bella morte” in battaglia – commenta la vicepresidente del Senato Emma Bonino – ma un bel processo in un tribunale indipendente nel pieno rispetto di quei diritti che egli ha negato a migliaia di libici. Questa sarebbe stata una grande vittoria del popolo libico».