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IL FRONTE DIPLOMATICO. Berlusconi a Netanyahu: «Siamo con voi e gli Usa»

Giovanni Grasso mercoledì 24 giugno 2009
Rapporti bilaterali, questione mediorientale e molto, molto Iran. Questi gli argomenti principali del lungo colloquio tra il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il premier israeliano Benjamin Netanyahu, in visita a Roma, prima tappa di un tour in Europa. Una visita che è servita anche a consolidare il vecchio rapporto di amicizia tra i due leader. L’esponente dello Stato ebraico, durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi, a seguito del vertice, non è stato avaro di riconoscimenti all’ospite italiano, definito enfaticamente «un grande campione di pace, sicurezza e libertà».E gli ha riconosciuto il merito di aver «sempre parlato a difesa di Israele» anche quando «tirava il vento contrario». Un apprezzamento di carattere personale, ma anche politico, dato che Berlusconi, nel corso dell’incontro con Netanyahu, ha mostrato di condividere uno dei punti che più stanno a cuore al capo del governo israeliano: ovvero la sua richiesta di una totale smilitarizzazione del nuovo Stato della Palestina; una proposta che anche gli arabi più moderati, come l’Egitto, hanno criticato come irrealizzabile. E che Berlusconi ha invece definito «assolutamente doverosa» insieme al «fatto che lo Stato di Israele debba essere riconosciuto». Non è dunque un caso, come ha scritto il Jerusalem Post, che il nuovo esecutivo israeliano abbia scelto proprio l’Italia come prima uscita internazionale per il premier. E Netanyahu ha fatto sapere di aver invitato Berlusconi a Gerusalemme per tenere un discorso alla Knesset, il Parlamento israeliano. Il presidente del Consiglio non ha comunque mancato di far rilevare al collega israeliano che l’aumento degli insediamenti ebraici in Cisgiordania possono costituire un problema serio per la ripresa del dialogo con i Palestinesi. Se il sole continua a splendere sui rapporti bilaterali (che Berlusconi ha definito «eccellenti», annunciando l’intenzione di «indire ogni anno un vertice tra i due Paesi»), qualche ombra era annunciata dai giornali israeliani sulla questione iraniana, per via dei consistenti rapporti economici che da sempre il nostro Paese intrattiene con Teheran ma anche per l’attivismo diplomatico del ministro degli Esteri Frattini nei confronti dell’Iran in vista del G8. Berlusconi ha cercato di fugare ogni dubbio: «Abbiamo dichiarato la nostra disponibilità a continuare le relazioni economiche con l’Iran ma solo se questo è considerato positivo sul piano internazionale e con l’approvazione esplicita dell’amministrazione americana». E ricordando anche che «i rapporti diplomatici con l’Iran sono sempre stati condivisi con l’amministrazione americana e israeliana». Poi ha ribadito l’assoluta contrarietà italiana alla possibilità che il regime degli ayatollah si doti della bomba atomica. Netanyahu ha rimarcato «la minaccia che arriva dall’Iran, che sta opprimendo anche il proprio popolo: una cosa di cui ho parlato a lungo con Berlusconi», lodando «il coraggio mostrato dal popolo iraniano contro le pallottole». Capitolo finale del vertice il piano Marshall per lo sviluppo della Palestina proposto da anni dal capo del governo italiano e che dovrebbe incentrarsi soprattutto sul turismo. «Berlusconi – ha rivelato Netanyahu – mi ha mostrato uno studio che prevede decine di milioni di turisti. Possiamo intanto partire da un milione di turisti l’anno che creerebbero migliaia di posti di lavoro fra i palestinesi, il che significa un aumento dei salari, la riduzione degli estremisti e un aumento dei moderati