Alla Porta di Brandeburgo, 25 anni
dopo, si sente, si vede, che il tempo è passato. Al posto della
marea umana che festeggiò tutta la notte, dopo aver buttato giù
il muro di Berlino, c'è una folla composta, che celebra con
solennità la memoria personale e il fatto storico: lanciando un
messaggio al mondo, declinato dalla cancelliera in termini
insolitamente emotivi, "i sogni possono diventare realtà".
Per molti giovanissimi quel simbolo della divisione del mondo
che tagliò in due la città per 28 anni è carta, nei libri, nelle
foto. Ma ci sono tantissime persone anziane, stasera, a
ricordare il 9 novembre del 1989. Il colpo d'occhio è
straordinario: la Porta di Brandeburgo inondata di colori nella
sua versione pop, le vecchie immagini proiettate in bianco e
nero, e una serie di testimoni, comuni e non. E alla fine i
ballons bianchi luminosi, disseminati sul percorso del simbolo
della cortina di ferro - ciascuno è legato al nome di un
cittadino - volano sopra il cielo di Berlino. Salgono sul palco
Michail Gorbaciov, molti applausi ma anche più di un fischio -
del resto ieri ha annunciato una nuova guerra fredda "alle
porte" attaccando l'occidente, e non a tutti è piaciuto - e
Lech Walesa, l'ex leader di Solidarnosc. Il sindaco Klaus
Wowereit prende la parola: "All'epoca dicemmo che eravamo il
popolo più felice del mondo, anche oggi siamo orgogliosi di
essere un popolo felice". "I muri, quelli di cemento, come
quelli nella testa, possono essere superati". È questo il
messaggio della caduta del muro "da condividere col mondo",
anche nelle parole di Angela Merkel. "La caduta del muro ha
dimostrato che i sogni possono diventare realtà, le cose non
devono rimanere come sono. Noi abbiamo la forza di volgere le
cose in bene". Un esempio che può essere esportato altrove,
soprattutto in un tempo in cui "in Ucraina, Siria, Iraq e in
molti altri posti moltissime persone vedono calpestata la loro
libertà". "Altri muri possono essere demoliti - ha sottolineato
la cancelliera - i muri della dittatura, i muri dell'ideologia e
dell'inimicizia". Le polemiche di ieri, quella interna con la
Linnke, e quella con Mosca fanno un passo indietro. Lo stesso
Gorbaciov, dopo il pesante j'accuse lanciato ieri, ha
ammorbidito i toni: "Non é il tempo di accuse reciproche,
lavoriamo per ricostruire la fiducia". Una ovazione lo ha
accolto al Konzerthaus nel pomeriggio, dove il presidente del
parlamento europeo Martin Schulz ha avvertito: le tensioni
sociali in Europa vanno risolte, perché "la mancanza di speranza
dei giovani porta alla disperazione e questa alla
radicalizzazione e all'estremismo". "Tollereremo che si
costruiscano nuovi muri e nuovi confini in Europa?", ha chiesto
con ansia.
Due milioni di persone sono arrivate nell'ex capitale divisa
per festeggiare l'azione straordinaria che indicò la fine della
guerra fredda. Il "coraggio verso la libertà" - motto della
festa berlinese - dei tedeschi dell'est che ripresero in mano il
loro destino attraverso una rivoluzione pacifica è il vero
protagonista di questa festa. E sulle note dell'Inno alla gioia
dirette da Daniel Barenboim anche sulla Porta di Brandebuergo
compare la scritta "Freiheit".