La rivolta. In Iran la benzina più cara incendia la protesta
Un'auto in fiamme sull'autostrada durante le proteste a Teheran (Epa)
Le proteste contro il caro benzina, scoppiate venerdì sera in diverse città iraniane, tra cui Shiraz, Sirjan, Mashhad, Ahvaz, Gachsaran e Bandar Abbas, è proseguita sabato mattina, primo giorno lavorativo della settimana, anche a Teheran che si è risvegliata sotto una coltre di neve. La capitale era paralizzata dagli ingorghi causati intenzionalmente, più che dalla neve che ha spinto le autorità a chiudere le scuole: i blocchi del traffico sarebbero organizzati attraverso la app Waze dove chi guida le manifestazioni indica dove fermare le auto e suonare i clacson. Continuano a circolare notizie dell’uccisione, venerdì sera a Sirjan, di un manifestante. Nella stessa città nella provincia di Kerman è stata incendiata una stazione di servizio. Una seconda vittima si è registrata nelle manifestazioni di Behbahan. La polizia antisommossa si è scontrata con i manifestanti in molte città, tra cui Mashhad, dove gli agenti hanno lanciato anche gas lacrimogeni. Le forze di sicurezza iraniane, riferisce il New York Times, hanno sparato sulla folla a Shiraz: un video ritwittato dalla corrispondente Farnaz Fassihi mostra un giovane a terra, con una ferita al petto, circondato da soccorritori.
La rivolta è scoppiata dopo l’inaspettato annuncio dell’aumento del prezzo del carburante. I proventi degli aumenti, ha dichiarato il ministro del petrolio Bijan Zanganeh, sono stati stimati tra i 300 e i 310 mila miliardi di rial, pari a 2,55 miliardi di dollari all’anno. Le maggiori entrate, ha ribadito il membro del governo, saranno indirizzate a 18 milioni di famiglie bisognose, circa 60 milioni di persone, nel giro di dieci giorni. Promessa che evidentemente non ha convinto l’opinione pubblica.