L'onore dell'ultimo giro, sul calar della sera, spetterà a Josè Tomas, "el matador folle". Poi sulla Plaza de Toros, la Monumental, calerà per sempre il sipario. Niente più corride in Catalogna: quella di domenica, per Barcellona, sarà l'ultima occasione per osservare da vicino lo spettacolo più tradizionale e controverso di Spagna. Il Parlamento regionale, nel 2010, aveva parlato chiaro: niente più "fiesta national" dal primo gennaio 2012. E così sarà. La Catalogna diventa la seconda regione spagnola, dopo le Canarie, che decisero nel 1991, a mettere al bando la mattanza dei tori che nel Paese iberico muove 2,5 milioni di euro di giro d'affari e dà lavoro a più di 200mila persone. Per l'ultima fiesta di domenica sera è già tutto esaurito e i quotidiano parlano di biglietti venduti fino al prezzo folle di 2mila euro. Tuttavia chi ama la corrida, in Catalogna, non si rassegna. La federazione nazionale dei toreri e le associazioni degli aficionados hanno già presentato un ricorso contro la legge regionale, passata l'anno scorso con 68 voti favorevoli contro 55, davanti alla Corte costituzionale spagnola e premono sul Partido Popolar, in testa nei sondaggi per il voto nazionale del 20 novembre prossimo, perchè si faccia portavoce della protesta. A Barcellona, lo choc per la morte della corrida sembra però un problema generazionale. Secondo un recente sondaggio, l'80 per cento degli under 24 è disinteressato alle banderillas e ai drappi rossi che confondono e stordiscono i tori, mentre per trovare maggiore interesse, anche se non maggioritario, bisogna ormai pescare tra gli ultrasettantenni.