Il controllo del regime. «Barbie» e «Oppenheimer» sbarcano in Russia mimetizzati
Il film campione di incassi «Barbie» sta per arrivare in Russia
Film americani sì, purché non diano troppo nell’occhio e circolino “mimetizzati”. Se poi si riesce a mettere anche in ridicolo l’eterno nemico, tanto meglio. Il regime di Vladimir Putin ha portato il Paese in guerra contro una parte di mondo ma per non fare sentire i russi troppo isolati mette adesso in gioco una massiccia dose di ipocrisia. Da giovedì, in Russia sarà possibile vedere il nuovo capolavoro di Christopher Nolan, “Oppenheimer”. Il 16 settembre, sarà la volta di “Barbie”, campione di incassi a livello mondiale ispirato alla celeberrima bambola americana (che in Unione Sovietica arrivò in ritardo di decenni, come del resto molte altre cose). Due prodotti americani che più americani non si può.
Ebbene: ai due film sono stati cambiati i titoli: misura necessaria perché non vengono distribuiti attraverso i canali ufficiali approvati dal ministero della Cultura. Certo, però, che potevano trovare alternative più diplomatiche. Oppenheimer nella versione russa diventa “Dudak”, un termine molto difficile da tradurre, perché gergale, ma che sta a indicare una persona fredda e insensibile, con buona pace di tutti i sensi di colpa che si fa il protagonista nella pellicola di Nolan. A Barbie non è andata molto meglio. In Russia si chiamerà “Bystrye svidanija”, ossia “speed dating”, incontri veloci, dove ci si può fare solo un’idea superficiale delle persone, con la povera Barbie destinata a rimanere nell’immaginario collettivo russo come un’oca. Più che lecito domandarsi come verranno tradotti i dialoghi. Intanto, è certo che le pellicole saranno distribuite in diverse città russe.
A Mosca saranno proiettate dal cinema Raduga, che significa arcobaleno e si trova in un quartiere nel sud della capitale. Ma secondo il sito di informazione Meduza, il film sarebbe già stato prenotato dalla regale San Pietroburgo fino alla decisamente periferica Ulan Ude, a un passo dal confine con la Mongolia. E il governo? Chiude un occhio. Ufficialmente sul biglietto risulta un nome diverso rispetto a quello ufficiale e inoltre, prima della proiezione, il pubblico viene “omaggiato” (quindi deve sorbirsi) un cortometraggio di produzione nazionale, magari di quelli sul senso della patria che piacciono tanto a Putin. Un deputato della Duma aveva pure proposto di distribuire il film ufficialmente, senza poi pagare i diritti d’autore. Ma dal ministero della Cultura è arrivato un niet su tutta la linea. Le due pellicole sono dannose, perché «non soddisfano gli scopi e gli obiettivi di preservare i valori spirituali e morali tradizionali russi».