Bangladesh. Bruciarono viva una ragazza: 16 condannati
Sedici persone tra cui il responsabile di una scuola islamica sono state condannate a morte in Bangladesh per aver bruciato viva e ucciso una ragazza, “colpevole” di aver accusato di molestie sessuali il preside. Nusrat Jahan, 19 anni, era morta in un ospedale di Dacca il 10 aprile scorso, quattro giorni dopo essere stata aggredita nella scuola di Feni, 160 chilometri dalla capitale. (LA VICENDA)
La giovane, un paio di settimane prima, aveva denunciato il preside, sostenendo che l'uomo, dopo averla convocata nel suo ufficio, l'aveva toccata in maniera inappropriata. Siraj Ud Dawla era stato immediatamente arrestato, ma, dinanzi al rifiuto della 19enne di ritirare le accuse, era scattato il piano per ucciderla. Il 6 aprile scorso, giorno degli esami finali, la ragazza era stata attirata sul terrazzo e lì un gruppo di persone con indosso un burqa le aveva dato fuoco, tentando di far apparire la morte della ragazza come un suicidio.
Ma Nusrat, sopravvissuta per qualche giorno con ustioni sull'80% del corpo, dal letto dell'ospedale era riuscita a raccontare le circostanze dell'incidente prima di morire. Il primo ad essere incriminato era stato proprio il preside della scuola, accusato di aver dato mandato di uccidere la ragazza dopo che lei aveva rifiutato di ritirare le accuse. Per il preside era scattato l'arresto ma a Dacca e a Feni molta gente era scesa in piazza per chiedere il suo rilascio. "Il verdetto dimostra che nessuno riuscirà a cavarsela con un omicidio in Bangladesh. Abbiamo lo stato di diritto", ha dichiarato il procuratore Hafez Ahmed dopo il verdetto in un'aula di tribunale affollata.