Stati Uniti. E Lucas, bimbo Down, diventa testimonial dell'anno
Non è stato facile scegliere tra 140mila candidature ma alla fine l'ha spuntata il piccolo Lucas Warren, 18 mesi, da Dalton, Georgia, nominato spokesbaby (testimonial) dell'anno dalla Gerber, il colosso degli alimenti per l'infanzia acquistato nel 2007 da Nestlé.
La notizia non è certo che Lucas, vincitore dopo una dura selezione, «ha un sorriso vincente e un'espressione gioiosa», come sbandiera il presidente della compagnia Bill Partyka.
La notizia è che nel patrimonio genetico del bambino c'è un cromosoma in più. Ecco, Lucas è affetto dalla Sindrome di Down. Il che non gli impedisce di essere irresistibile: lo pensa sua mamma, Cortney, che ha mandato via Instagram uno scatto del suo piccolo seduto a gambe incrociate, una magliettina verde acqua e il papillon a pois, per partecipare al concorso Gerber, convinta com'è che tutti i bambini, compreso il suo, sono uguali. E ora, si spera, lo penseranno i milioni di genitori che per un anno vedranno il suo visino in tutte le campagne di comunicazioni dell'azienda, sul web e sui social.
Di certo l'azienda - che controlla il 61 per cento del mercato degli alimenti per bambini - avrà scelto Lucas contando su un surplus di eco pubblicitaria. Ma dovendo guardare a un mercato globale, anche negli anni scorsi si è dimostrata attenta alle «diversità»: nell'album dei testimonial c'è un meraviglioso bebè afroamericano e un altro con tratti orientali. Oggi tocca a Lucas. Mamma Corney e papà Jason sono ovviamente i primi a felicitarsene, e non solo per il premio di 50mila dollari: «Ci auguriamo che questa opportunità accenda i fari sulle persone con bisogni speciali e faccia capire alla gente che con il supporto e l'accettazione, esse hanno il potenziale per cambiare il mondo».
Felici anche le associazioni pro life. C'è chi, come Notizie Pro Vita, ha colto la palla al balzo per ricordare come in alcuni Paesi il piccolo Lucas sarebbe indesiderato: in Islanda, ad esempio, o in Danimarca, che si avviano a diventare i primi Stati «Down free», cioè a zero nascite di neonati con la Trisomia 21: nel primo Paese ne nascono appena 1 o 2 l'anno (su 330mila abitanti), nel secondo una trentina (su 5,7 milioni). E non certo perché la Sindrome è sparita: semplicemente, perché si fanno sparire con scandalosa facilità i nascituri che hanno un cromosoma in più.
Oppure in Francia, dove è lecito censurare un video di Pubblicità progresso in cui alcune mamme di bambini affetti da Sindrome di Down raccontavano la loro vita, con la motivazione che in questo modo influenzano la scelta di abortire di altre mamme in attesa, come se la scelta di abortire fosse più nobile rispetto a quella di accettare il figlio «imperfetto».
Ora negli Stati Uniti c'è la controtestimonianza di Lucas, l'irresistibile bambino con il papillon a pois.