L’ambientalista Hutter. «Azioni concrete decisive, anche l'Italia faccia lo stesso»
Paolo Hutter
La guerra era iniziata da meno di un mese, eppure l’idea di 'spegnere' l’ardore bellico con scelte e comportamenti responsabili già faceva proseliti. Prima ancora che la politica se ne accorgesse, la società civile in modo del tutto trasversale ragionava infatti sulla necessità di una nuova sobrietà e sull’esigenza di attuare un vero e proprio risparmio energetico. «Oggi finalmente, grazie al decreto del governo tedesco, si passa dai simboli alle azioni concrete» osserva l’ambientalista Paolo Hutter, direttore di 'Eco dalle Città', che sin da subito si era fatto portavoce, insieme a questo giornale e a una parte importante degli enti locali, del bisogno di un ripensamento. Non a caso, in quelle settimane, da Milano a Roma, fino a Torino, le giunte comunali annunciavano piani per ridurre sprechi negli uffici pubblici, a partire proprio da illuminazione e riscaldamento, come accadrà adesso in Germania. «A Berlino però – continua Hutter – c’è stato un salto di qualità importante dentro il dibattito europeo. Una scelta come quella volu- ta dall’esecutivo tedesco vuol dire che ormai queste azioni di contenimento dei consumi vengono considerate un pezzo della politica energetica».
Con quali conseguenze concrete, a suo parere?
Non siamo più agli atti volontaristici, per quanto avanzati, di singole amministrazioni o di singoli uomini politici. Il provvedimento voluto dal cancelliere Olaf Scholz segue una decisione simile, nello spirito, presa dal governo spagnolo, che ha dato disposizione di spegnere anche le vetrine dei negozi, mentre la Francia ha rispolverato norme contro l’inquinamento luminoso. Sono vere e proprie azioni di politica economica, a mio parere.
Cosa l’ha colpita, in particolare?
È chiaro che la scelta di fissare la temperatura massima in tutti gli uffici a 19 gradi ha un grande valore, così come lo spegnimento dell’illuminazione pubblica dei monumenti e della cartellonistica pubblicitaria. Ancora più innovativo, a quanto mi risulta, è il proposito di togliere il riscaldamento in corridoi e scale dove non ci si trattiene e di ipotizzare uffici pubblici senza l’acqua calda. In ogni caso, si tratta di idee che potrebbero fare scuola.
È un messaggio anche all’Italia?
Quando i principali Paesi europei si muovono in questa direzione, diventa incomprensibile se altri Stati importanti, come il nostro, non lo fanno. Mi auguro che la spinta che sta arrivando dal Vecchio continente porti anche il nostro governo a immaginare azioni analoghe.
’è chi ha proposto di fermare la campagna elettorale per trovare una soluzione immediata sul prezzo del gas fuori controllo...
Non penso alle forze politiche, proprio perché in questa fase stanno affrontando settimane delicate. Mi pare che i partiti stiano concentrando la loro attenzione sul fatto che sia necessario finanziare le imprese in forte difficoltà o garantire un forte sostegno alle famiglie sul versante delle bollette. Altre forze politiche pensano giustamente di tassare gli extraprofitti, ma nessuna al momento ritiene conveniente, per ragioni immagino di consenso, parlare di risparmio energetico e austerità.
A chi si sta rivolgendo, allora?
Mario Draghi e Roberto Cingolani non sono in campagna elettorale... in fondo, quelli che si delineano non sono sacrifici, visto che non si sta parlando di comprimere diritti fondamentali come quello della salute. Semplicemente, si va proponendo una riduzione anche parziale di alcuni consumi energetici superflui o inutili.