Tensioni. L'Australia lancia mega piano per la Marina militare. Con un occhio alla Cina
Una parata di marinai australiani
L'Australia ha annunciato che investirà 35 miliardi di dollari per rinnovare la sua flotta di navi militari nell'ambito di un progetto di difesa per i prossimi dieci anni che porterà alla costruzione della più grande Marina militare dalla Seconda guerra mondiale: una mossa che, secondo gli analisti, è il termometro di un aumento delle tensioni con la Cina nell'Indo-Pacifico. I piani del governo prevedono che la Royal Australian Navy aumenti la sua flotta di grandi navi da guerra di superficie fino a un totale di 26 unità, dopo che una revisione indipendente guidata da un ammiraglio in pensione della Marina statunitense ha rilevato che "la flotta di navi da combattimento non è appropriata per l'ambiente strategico che dobbiamo affrontare". "Un'Australia forte si basa su una Marina forte, equipaggiata per condurre la diplomazia nella nostra regione, dissuadere potenziali avversari e difendere i nostri interessi nazionali in caso di necessità", ha dichiarato il capo della Marina australiana, il viceammiraglio Mark Hammond.
"Le dimensioni, la letalità e le capacità della futura flotta di navi da combattimento di superficie garantiscono che la nostra Marina sia equipaggiata per affrontare le sfide strategiche in evoluzione della nostra regione".
Il piano di potenziamento prevede 20 cacciatorpediniere e fregate e sei grandi navi di superficie che potranno operare con marinai a bordo o anche in modo indipendente come droni. Alle navi si unirà una flotta di sottomarini a propulsione nucleare che l’Australia intende costruire nell’ambito del patto Aukus, l'alleanza in chiave anti cinese sottoscritta nel 2021 assieme agli Stati Uniti e al Regno Unito. Pechino si è detta fortemente contrariata dal patto che, a suo dire, “è progettato per servire l’agenda geopolitica degli Stati Uniti, finalizzata a introdurre una politica da Guerra Fredda nell’Asia-Pacifico. L’obiettivo è creare una replica della Nato nell’Asia-Pacifico, che va contro la pace e la stabilità nella regione”.
Il governo australiano ha anche “sbandierato” i ritorni economici dell'iniziativa: "Questo investimento fornisce un percorso chiaro per l'industria navale e per la sua forza lavoro". Pat Conroy, ministro dell'Industria della difesa, ha affermato che il piano navale creerà 3.700 posti di lavoro nei prossimi 10 anni e altre migliaia in futuro. L’opposizione ha, invece, bollato il piano come un “errore multimiliardario”.
ALTA TENSIONE
I rapporti tra Cina e Australia sono segnati da profonde oscillazioni che hanno toccato, recentemente, “il punto più basso” con la decisione di Canberra di vietare i progetti della Belt and Road Initiative, un elemento centrale della strategia geopolitica di Xi Jinping. Dopo il gelo, tra le due parti c’è stato un riavvicinamento che ha portato alla vista nel novembre dello scorso anno del premier Antonhy Albanese, la prima di un leader australiano dal 2016. Ma sembra si sia trattato di una parentesi piuttosto breve. Ad intorpidire le relazioni tra i due Paesi il caso del cacciatorpediniere cinese CNS Ningbo che, secondo Canberra, avrebbe provocato il ferimento di due sommozzatori della marina australiana lanciando impulsi sonar nelle acque giapponesi lo scorso 14 novembre. Pechino ha replicato lanciando un avvertimento all’Australia affinché agisca con “grande prudenza” nello schieramento di navi da guerra nel Mar Cinese Meridionale. La condanna a morte (con pena sospesa) del blogger australiano Yang Hengjun da parte di un tribunale di Pechino ha poi riaperto la ferita mai sanata della tutela delle libertà in Cina.