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MEDIO ORIENTE. Liberati gli attivisti italiani Verso inchiesta internazionale

mercoledì 2 giugno 2010
Gli attivisti della flottiglia fermati in Israele dopo il blitz dell'altro ieri, saranno rimpatriati nelle prossime ore con sei voli speciali israeliani - uno dei quali riservato ai feriti - diretti in Turchia da dove, poi, potranno partire per le loro destinazioni finali. Lo si apprende da fonti della Farnesina. I sei italiani saranno assistiti, in Turchia, dal Consolato Generale italiano e dall'Unità di Crisi per le coincidenze aeree di rientro in Italia. Al momento - fanno sapere le stesse fonti - dei sei connazionali rilasciati oggi, quattro hanno già effettuato le operazioni di imbarco all'aeroporto di Ben Guirion di Tel Aviv.  Le operazioni di rientro degli attivisti si completeranno nelle prossime ore. Intanto l'Italia ha votato contro la risoluzione del Consiglio dei diritti umani dell'Onu che ha adottato una risoluzione che chiede una «missione di inchiesta» internazionale sul blitz israeliano contro la flottiglia diretta a Gaza. Lo si è appreso da fonti della Farnesina che sottolineano come non ci sia stata «una posizione comune europea». LE REAZIONI«I sei italiani fermati in Israele sono stati espulsi» e sono liberi. Lo ha annunciato Stefania Craxi, che si trova in Cisgiordania, spiegando che gli italiani si trovano ora in pullman, in viaggio verso l'aeroporto di Ben Gurion da dove dovrebbero raggiungere la Turchia. «I nostri connazionali detenuti a Beer Sheva a seguito dell'azione israeliana a largo di Gaza sono appena stati liberati e si apprestano a rientrare in Italia». Lo ha confermato il Ministro degli esteri Franco Frattini, sottolineando di essere «particolarmente grato al governo israeliano per la collaborazione offerta».. Intanto oltre cento attivisti che si trovavano a bordo della flottiglia fermata dalle forze israeliane e rimasti in stato di fermo fino alla notte scorsa sono giunti in Giordania dopo essere stati espulsi da Israele. Lo rendono noto le autorità di Amman, precisando che si tratta di circa 126 persone, tra cui attivisti giordani, turchi, europei, americani e di varie nazionalità arabe, giunte in Giordania a bordo di numerosi pullman.Ad attenderli al valico tra Giordania e Israele hanno trovato numerosi esponenti politici ed attivisti dell'opposizione giordana, che al loro arrivo hanno scandito slogan contro Israele e a favore di Gaza.L'accelerazione delle procedure è scattata sull'onda delle pressioni internazionali e dopo il via libera di ieri sera del gabinetto di sicurezza, presieduto dal premier Benyamin Netanyahu, al rimpatrio "immediato" di tutti gli attivisti stranieri: inclusi quei turchi che in un primo momento avevano rischiato di finire sotto processo per la reazione violenta all'abbordaggio della Mavi Marmara, la nave guida del convoglio. Già in mattinata una cinquantina di turchi ha lasciato il centro di detenzione di Beer Sheva, nella regione del Neghev, ed è stata scortata all'aeroporto 'Ben Gurion' di Tel Aviv per essere rimpatriata a bordo di un volo speciale. Nella notte, inoltre, è stata completata l'espulsione verso la Giordania di altre 124 persone - originarie di diversi Paesi arabi e musulmani - nonché quella di tre libanesi. Per quanto riguarda i sei italiani - Giuseppe Fallisi, Angela Lano, Marcello Faraggi, Manolo Luppichini, Manuel Zani e Ismail Abdel-Rahim Qaraqe Awin - il sottosegretario agli Esteri, Stefania Craxi, ha annunciato la partenza come una cosa di ore.A bordo delle navi della flottiglia c'erano in totale 682 persone di 42 diverse nazionalità. Almeno 9 sono state uccise nell'assalto delle forze speciali della marina israeliana, mentre più di 40 sono state ferite e sono tuttora ricoverate in ospedale; una cinquantina, infine, era stata rimpatriata già fra lunedì sera e ieri avendo accettato di firmare un provvedimento amministrativo d'espulsione. Tutti gli altri - rinchiusi temporaneamente nel centro di detenzione per essersi rifiutati di firmare tale provvedimento, che li avrebbe costretti ad ammettere un fantomatico ingresso illegale in Israele, quando invece erano stati catturati in acque internazionali - dovrebbero essere rimpatriati entro domani senza la firma di dichiarazioni di sorta. Israele sta "perdendo il suo unico amico" nella regione, la Turchia, dopo il sanguinoso blitz contro una nave turca con a bordo attivisti internazionali filopaestinesi. Lo ha detto il primo ministro turco Recep Tayyp Erdogan nel corso di una telefonata con il presidente americano Barack Obama. Lo riferisce oggi l'ufficio stampa di Erdogan. «Israele rischia di perdere il suo unico amico nella regione, (il Paese) che più ha contribuito alla pace» in Medio Oriente, ha detto Erdogan a Obama, secondo un comunicato on line. Obama ha telefonato ieri sera a Erdogan per esprimere il proprio cordoglio per le vittime turche dell'attacco israeliano contro la nave che portava aiuti alla Striscia di Gaza.