Un attentatore suicida, alla guida di un camion stracarico di esplosivo, ha oggi causato la morte di cinque soldati americani e due iracheni a Mossul, la città nel Nord dell'Iraq dove al Qaida continua a resistere all'offensiva antiterrorismo che nel resto del Paese ha invece portato da mesi a una notevole riduzione della violenza."C'erano oltre mille chilogrammi di esplosivo sul camion", secondo quanto ha detto il portavoce del ministero degli interni iracheno, il generale Abdul Karim Khalaf, aggiungendo che il kamikaze non si è fermato ad un posto di blocco, da dove è stato quindi aperto il fuoco contro di lui. E forse proprio questo ha evitato un bilancio ben più grave. L'esplosione è infatti avvenuta a 50 metri dal vero obiettivo: il quartier generale della polizia nella parte meridionale della città.L'attentato ha anche causato il ferimento di un soldato Usa e di 20 iracheni, secondo quanto ha reso noto il comando militare americano a Baghdad, aggiungendo anche che "almeno due individui sospettati di essere coinvolti nell'attacco sono stati fermati".Quello di oggi è stato l'attentato più sanguinoso per le truppe americane da quando il presidente Barack Obama si è insediato alla Casa Bianca. Sempre a Mossul, il 9 febbraio un kamikaze aveva provocato la morte di quattro soldati. Si era trattato però di un caso relativamente isolato, visto che nel marzo scorso i soldati americani morti in Iraq sono stati in tutto nove, il numero più basso dall'inizio dell' invasione, nel marzo del 2003. Da allora in tutto ne sono morti in territorio iracheno 4.271, di cui, con l'attentato di oggi, otto dall'inizio di aprile.Dati che hanno permesso ad Obama di affermare, nel corso della sua breve visita a Baghdad martedì scorso che in materia di sicurezza in Iraq vi sono stati "progressi enormi" e pertanto il disimpegno delle truppe Usa procederà come previsto. Un disimpegno che prevede la fine delle missioni di combattimento entro il 31 agosto 2010 e il rimpatrio di tutti i soldati entro il 2011. Allo stesso tempo Obama ha però ammonito che "i prossimi 18 mesi saranno cruciali" per l'Iraq.