È stata meramente accidentale, dovuta cioè alla semplice auto-combustione prodottasi "nel serbatoio del carburante di un veicolo in sosta", la terza esplosione risuonata in serata a Reyhanli, la cittadina della Turchia sud-orientale situata ad appena tre chilometri dal confine con la Siria, dove ore prima erano già saltate in aria due auto-bomba, con un bilancio complessivo di almeno 40 morti accertati e almeno cento feriti: lo ha reso noto il ministro dell'Interno turco
Muammer Guler, citato dall'emittente statale 'Ntv', secondo cui "non c'è alcun legame" tra l'ultima deflagrazione e il duplice attentato precedente. Stando ad altri mass media locali, si sarebbe invece trattato di una fuga di gas, anch'essa comunque del tutto casuale". Il governo turco sospetta ufficialmente di Damasco per quello che il vicepremier di Ankara,
Bulent Arinc, non ha esitato a definire un "attacco demoniaco". Quello di Reyhanli infatti è il più efferato attentato registrato in Turchia dall'inizio, oltre due anni fa, del conflitto nella confinante Siria.Le prime due vetture imbottite di esplosivo sono saltate in aria, rispettivamente, presso la sede del Comune e dell'ufficio postale della cittadina di frontiera, di circa 60mila abitanti, provocando, oltre al pesantissimo prezzo di vite umane, anche ingenti danni materiali: un black out elettrico dovuto agli attentati ha coinvolto l'intera regione circostante.Il vicepremier turco Arinc ha esplicitamente evocato il sospetto che dietro la strage di Reyhanli ci sia il regime siriano. Il presidente francese,
Francois Hollande, ha condannato "con la più totale fermezza" gli attentati di Reyhanli.