Una catena di attentati ha sconvolto l'India e il Pakistan. Una nuova catastrofe ferroviaria, su cui incombe l'ombra della guerriglia maoista, ha insanguinato l'India: un treno passeggeri è deragliato nello Stato orientale di West Bengala proprio nel momento in cui in senso contrario sopraggiungeva un convoglio merci. Il bilancio è stato fissato dalla polizia a almeno 80 morti e 200 feriti. Militanti talebani, pesantemente armati e con indosso giubbetti imbottiti di esplosivo, invece, hanno seminato il terrore a Lahore, capitale culturale del Pakistan, attaccando simultaneamente due moschee della città, distanti chilometri fra loro, e causando almeno 80 morti e 110 feriti.
L'ESPLOSIONE SUI BINARIL'urto, in piena notte, e presumibilmente mentre i viaggiatori dormivano, ha avuto un carattere violentissimo e cinque delle carrozze sono state colpite in pieno dal merci, fattore che ha fatto schizzare in alto il numero delle vittime.Le perizie dei tecnici sembrano aver dimostrato che sconosciuti avevano rimosso una porzione di binario, creando con un sabotaggio i presupposti del deragliamento; ma il ministro delle Ferrovie, Mamata Banerjee, ha continuato a sostenere la tesi dell'attentato. Basandosi, ha chiarito, sulle dichiarazioni di un macchinista che ha detto di aver ascoltato un «sordo boato» subito prima dell'incidente e sul presunto ritrovamento accanto ai binari di un certo quantitativo di gelatina. La sostanza è che quello che avrebbe potuto essere un «grave incidente» si è trattato di una catastrofe che, ha dichiarato l'ispettore generale della polizia del West Bengala, Surajit Kar Purakayastha, «è costata la vita ad almeno 80 persone», mentre altre 200 sono rimaste ferite.Le tv "all news" indiane hanno riproposto prestissimo le immagini della tragedia e la disperazione dei sopravvissuti che hanno svelato che i primi soccorsi sono arrivati soltanto alle 5.30 del mattino, ossia quattro ore dopo il deragliamento, mentre molte decine di persone soffrivano intrappolate fra le lamiere.I media subito, poi anche le autorità hanno addossato alla guerriglia maoista la responsabilità dell'accaduto, e ad un certo punto la polizia locale ha reso noto che vicino alla zona del disastro nel distretto di West Midnapore erano stati trovati volantini del Comitato popolare contro le atrocità della polizia (Pcpa). Di una organizzazione sociale, cioè, nata a metà del 2008 e ispirata a quanto risulta proprio dal Partito comunista indiano (Cpi-M) di tendenza maoista che aveva indetto in questi giorni una «black week» (una «settimana nera») di protesta antigovernativa.Ma in una telefonata all'agenzia di stampa indiana Pti, il portavoce del Pcpa, Asit Mahato, ha categoricamente smentito qualsiasi coinvolgimento, assicurando che «non siamo coinvolti in alcun modo. Questa non è una nostra operazione».
L'ATTACCO ALLE MOSCHEEMilitanti del movimento terrorista talebano Tehrik-i-Taliban Pakistan (Ttp) pesantemente armati e con indosso giubbetti imbottiti di esplosivo hanno seminato il terrore a Lahore, capitale culturale del Pakistan, attaccando simultaneamente due moschee della città, distanti chilometri fra loro, e causando almeno 80 morti e 110 feriti.Sfruttando la forte affluenza in occasione della preghiera del venerdì i terroristi sono entrati sparando e lanciando bombe a mano in due luoghi di culto della minoranza musulmana Ahmadi, il primo nel quartiere chic di Model Town e il secondo nell'affollata area di Garhi Shahu, riuscendo perfino per un certo periodo a tenere in ostaggio quasi 2mila persone.Le forze di sicurezza pakistane, come è accaduto in passato più volte, sono state colte di sorpresa, e per questo i talebani hanno potuto seminare morte e distruzione, almeno fino all'arrivo dei reparti antiterrorismo, che hanno ingaggiato un duro scontro a fuoco. Le tv all news locali hanno mandato in onda molteplici scene di terrore, il fumo che si levava dalle moschee, il rumore sordo delle esplosioni, il crepitio delle armi, un talebano che sparava sulla gente da un minareto e centinaia di fedeli fuggivano terrorizzati in ogni direzione.Fateh Sharif, un giovane di 19 anni che pregava nella Model Town, ha detto a una agenzia internazionale che due uomini «armati fino ai denti» sono entrati nella moschea ed hanno cominciato a sparare mentre l'ayatollah pronunciava un sermone. Avevano lunghe barbe, e sulle spalle avevano uno zaino».I militari di Islamabad hanno avuto bisogno di almeno un'ora per poter riprendere il controllo della moschea di Model Town e invece di oltre due per quella di Garhi Shahu, dove fra l'altro tre kamikaze hanno attivato la carica esplosiva che portavano indosso.«È per questo - ha dichiarato alla stampa Sajjad Bhutta, massimo responsabile amministrativo di Lahore - che solo nella seconda moschea i cadaveri recuperati sono stati oltre 50». Tempestivamente, ha riferito l'emittente Geo Tv, l'operazione è stata rivendicata dalla sezione del Punjab del movimento Ttp, in cui sono confluiti elementi radicali anti-sciiti provenienti fra l'altro dal movimento illegale Lashkar-e-Jhangvi.Un analista esperto di gruppi militanti, Rahimullah Yusufzai, ha sottolineato che con questa operazione il Ttp ha voluto ribadire la sua linea ortodossa fondamentalista, «contraria agli sciiti, agli ahmadi, e contro le minoranze di ogni genere».Da tempo organizzazioni come la Commissione per i diritti umani del Pakistan avevano messo in guardia dei rischi corsi dai membri della setta musulmana ahmadi, fondata nel XIX secolo, che hanno recepito nell'islamismo elementi non ortodossi come la convinzione che Gesù sia sopravvissuto alla Crocifissione e che sia successivamente morto in Kashmir.Lahore, capoluogo della provincia del Punjab, con otto milioni di abitanti, è stata ripetutamente oggetto di attentati da parte di gruppi illegali. Quello odierno è il più cruento e si calcola che nell'anno appena trascorso in nove operazioni terroristiche siano morte almeno 220 persone e un migliaio siano rimaste ferite.