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«Attaccare in Nordafrica? Chi ha colpito a Bruxelles è cresciuto in Europa»

venerdì 1 aprile 2016
I terroristi vanno colpiti nei Paesi dove hanno le loro basi, ma questo non può essere sufficiente. Matteo Renzi è tornato ancora una volta a usare parole nette, ieri alla Harvard University, alla vigilia del faccia a faccia atteso per oggi col presidente americano alla conferenza sul nucleare di Washington. «Dobbiamo attaccare i terroristi in Siria, in Nordafrica, nei vari Paesi... È vero, esiste questo problema. Ma questa non è la nostra unica risposta. Se l’unica risposta fosse di bombardare la Siria o altri luoghi, penso che non saremmo all’altezza della sfida». Il presidente del Consiglio ha aggiunto di voler «essere molto chiaro: i terroristi che hanno ucciso le persone a Parigi o a Bruxelles non venivano dalla Siria, o dalla Libia... Sono cresciuti in Europa. Se la politica europea non capisce questo elemento così problematico, ciò significa che non avremo alcun futuro». Di temi internazionali, ma più in chiave di lotta al terrorismo, ha parlato anche il ministro dell’Interno nel question time alla Camera. «La lunga cronologia del terrore dal 2001 ad oggi non ha risparmiato un solo Continente. Anche la prevenzione ha dovuto fare i conti con il continuo cambio degli schemi d’attacco: una volta un giornale satirico, una volta una metropolitana, una volta un aeroporto o un locale. L’Italia risposto con una straordinaria opera di prevenzione», ha affermato Angelino Alfano. Secondo il titolare del Viminale «il contenuto di questa opera sta nel non far verificare un evento: nessuno ringrazia nessuno se non accade nulla, ma questo significa che dobbiamo un particolare elogio alle forze dell’ordine, perché stanno facendo un lavoro straordinario. Il punto di forza che stiamo provando ad affermare in Europa è il Comitato di analisi strategica antiterrorismo: se abbiamo fatto intercettazioni, perquisizioni, espulsioni e quanto serviva, non è stato in base a un mega-sorteggio nazionale. Sarebbe ipocrita e autolesionista non affermare che la prevenzione finora ha funzionato in Italia», ha concluso.