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Pakistan. Asia Bibi, si dimette un giudice e la sentenza si allontana

Stefano Vecchia giovedì 27 ottobre 2016

Asia Bibi in una vecchia foto incorniciata dalla famiglia

Un’altra mossa prevedibile ma non per questo meno amara nella sequela di pratiche dilatorie che posticipano continuamente un giudizio definitivo sulla cattolica Asia Bibi in carcere da 2.684 giorni e dal luglio dello scorso anno in attesa del giudizio finale della Corte Suprema pachistana.

Le dimissioni comunicate ieri ufficialmente da parte del giudice supremo Iqbal Hameed ur Rehman, che il 13 ottobre scorso si era ritirato senza preavviso dal collegio che doveva esaminare il caso di Asia Bibi, causando un rinvio dell’udienza, sono un ulteriore ostacolo sul cammino dei legali della donna che nei giorni scorsi avevano chiesto al presidente della Corte di convocare una nuova udienza nel più breve tempo possibile. Nelle dimissioni comunicate al capo dello Stato Mamnoon Husain, Rehman non ha specificato le ragioni della sua scelta, ma all’udienza per Asia Bibi il magistrato aveva giustificato il suo ritiro con la partecipazione al giudizio con cui era stato condannato a morte Mumtaz Qadri, la guardia del corpo e carnefice del governatore del Punjab Salman Taseer ucciso il 2 gennaio 2011. Per ammissione di Qadri, Taseer era stato «punito» per il sostegno dato in carcere a Asia Bibi e per la richiesta di modificare la «legge antiblasfemia» secondo la quale è stata condannata a morte la madre di famiglia cattolica.

Come ricorda l’agenzia Fides in contatto con attivisti e avvocati che cercano la liberazione della donna, potrebbe occorrere un tempo al momento incerto per la nomina di un altro magistrato. «Restiamo fiduciosi e attendiamo che il presidente della Corte Suprema affidi il caso di Asia Bibi a un collegio giudicante del tutto nuovo» ha commentato Joseph Nadeem, tutore della famiglia di Asia Bibi: «Quello che ci ha sorpreso – ha spiegato Nadeem a Fides – è stata la scarsa tempestività della decisione. Il giudice Rehman avrebbe dovuto ritirarsi nei giorni precedenti, permettendo così che il caso potesse essere assegnato direttamente a un altro collegio».

Il prolungamento della sua vicenda espone Asia Bibi alla vendetta degli integralisti che anche nei giorni scorsi, hanno manifestato nelle principali città del Paese chiedendo la sua esecuzione immediata e minacciando le autorità di ritorsioni se dovesse essere liberata.