«Credo con tutto il mio cuore, con tutte le mie forze e la mia mente che risorgerò. La salvezza verrà presto anche per me». È questo il messaggio di coraggio e speranza che Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte per blasfemia in Pakistan, ieri, Venerdì Santo, ha recapitato tramite i suoi avvocati al sito
Vatican Insider.Da quattro anni e mezzo Asia Bibi, 51 anni, madre di cinque figli e sposa, porta la croce di un’accusa ingiusta, e sconta, innocente, la sua condanna in carcere (attualmente si trova in un istituto femminile di Multan). L’11 novembre 2010 le è stata inflitta la condanna a morte, poi sospesa per il processo di appello, rinviato varie volte. L’ultima, lunedì, «a data da destinarsi». Nessuna motivazione sostanziale, se non, presumibilmente, il timore dei giudici dell’Alta Corte di Lahore di subire rappresaglie da parte dei fondamentalisti islamici. Asia Bibi ha espresso tutto il suo rammarico per quella che considera «un’ulteriore discriminazione». «Oggi per me non c’è posto in tribunale, non c’è occasione o luogo dove possa dimostrare la mia innocenza – ha detto –. Prego e spero che un giudice riceva luce da Dio e abbia il coraggio di vedere la verità». Questa attesa sfinente non ha fiaccato, però, la speranza di Asia Bibi, saldamente ancorata alla Bibbia, che legge tutti i giorni. «Quando Cristo risorgerà, nel giorno di Pasqua, Egli deciderà per me una nuova strada di giustizia, mi terrà con Lui in un regno dove non vi sono ingiustizia e discriminazione».