Eritrea. Isayas contro la Chiesa, arrestati senza ragione un vescovo e due preti
Il regime eritreo ha arrestato il vescovo cattolico di Segheneiti Fikremariam Hagos e due sacerdoti. il presule è stato fermato il 15 ottobre scorso all'aeroporto internazionale di Asmara, la capitale dell'Eritrea, da agenti dei servizi di sicurezza mentre rientrava nell'ex colonia italiana dopo un viaggio in Europa. Il governo asmarino, in risposta alla richiesta di notizie da parte delle autorità ecclesiastiche cattoliche eritree, ha ammesso di trattenere il vescovo, senza spiegarne le ragioni.
Nel corso della scorsa settimana erano stati arrestati altri due preti cattolici: padre Mihretab Stefanos, parroco della chiesa di san Michele, di Segheneiti, e il padre cappuccino Abba Abraham, di stanza a Tesseney, al confine con il Sudan. I tre sarebbero detenuti nella famigerata prigione di Adi Abieto, un villaggio alla periferia di Asmara, nota per un massacro avvenuto all'inizio di novembre del 2005, quando le guardie aprirono il fuoco su migliaia di prigionieri, supposti renitenti al servizio nazionale obbligatorio, rastrellati nelle strade della capitale nei giorni precedenti.
E' la volta che viene rinchiuso nelle galere della dittatura di Isayas Afewerki un vescovo. E' un passo in avanti in una lenta escalation repressiva del regime considerato il più repressivo dell'Africa contro la Chiesa cattolica, minoritaria ma autorevole e unica tra le principali religioni ad avere guide indipendenti. Ricordiamo il sequestro delle strutture sanitarie cattoliche e quindi delle scuole negli ultimi tre anni per ritorsione. Nelle lettere pastorali, infatti, e nelle omelie i quattro vescovi della Conferenza episcopale eritrea hanno sempre denunciato i principali problemi del piccolo Stato del Corno d'Africa a partire dalla miseria e dall'immigrazione e tuonato contro la guerra in Tigrai.
In particolare, il vescovo Fikremariam si era espresso pubblicamente proprio contro il coinvolgimento nella guerra, tra l'altro ammonendo i fedeli a non avvantaggiarsi dei beni razziati dall'esercito alla popolazione del Tigrai e messi in vendita nei mercati eritrei.
Si ignora la motivazione dell'arresto del parroco mentre il frate cappuccino sarebbe stato arrestato per costringere il fratello ad arruolarsi per combattere nel Tigrai. Da settimane in Eritrea avvengono rastrellamenti di ragazzi e ragazze da mandare al fronte e, secondo voci raccolte nel Paese più chiuso e sorvegliato dell'Africa, i militari arrivano a sequestrare parenti stretti, terreni, animali dei ragazzi in età di leva per costringerli ad andare a combattere.