Mondo

Argentina. Desaparecidos, accese le speranze per 400 figli

Lucia Capuzzi e Nello Scavo giovedì 7 agosto 2014
«Se lapidando il poeta si crede di uccidere la memoria, che cos’altro rimane a questa terra che sta perdendo la sua storia». Così dice il ritornello della canzone argentina Para la memoria (Per la memoria). Quando il musicista Ignacio Hurbán l’ha composta, nel 2010, non poteva sapere di stare scrivendo anche un pezzo della sua vita. All’epoca, il giovane di Olavarría, 300 chilometri a sud-ovest di Buenos Aires, avvertiva solo un indefinito senso di estraneità rispetto alla famiglia che l’aveva allevato. L’interesse per l’epoca tenebrosa dell’ultima dittatura militare (1976-1983) era di tipo intellettuale e morale. Ignacio si sentiva solidale con la lotta delle madri e delle donne per ricostruire la verità sui figli scomparsi e i nipoti rubati dai golpisti. Fino a due giorni fa, non immaginava di essere uno di loro. Il nipote ritrovato numero 114, discendente della presidente dell’associazione Nonne de la Plaza de Mayo, Estela Barnes de Carlotto.Il dubbio gli è venuto a giugno. Quando, in occasione dei Mondiali, varie Nonne si sono fatte fotografare coi calciatori della nazionale per invitare i ragazzi a fare gli esami genetici. All’appello mancano almeno altri 400 nipoti. I processi ai sequestratori vanno avanti con lentezza mentre le Nonne diventano sempre più anziane. Ma la loro ricerca continua, con coraggio. E, a volte, come nel caso di Ignacio, arriva il lieto fine. Notando la somiglianza con la signora Carlotto, il giovane ha voluto fare il testim il 21 luglio. Il 5 agosto sono arrivati i risultati: Ignacio è, in realtà, Guido Montoya Carlotto, figlio di militanti della gioventù peronista Montoneros, sequestrati dai generali nel 1977 e uccisi poco dopo.Papa Francesco è rimasto «commosso». Lo ha detto don Guillermo Karcher, il sacerdote argentino e cerimoniere pontificio. «Riguarda una parte della nostra storia – ha osservato Karcher – e il ritrovamento del nipote da parte della signora Carlotto è un raggio di luce». Il Pontefice aveva incontrato Estela de Carlotto in alcune recenti occasioni. «Potete contare su di me», aveva risposto il Papa alle rappresentanti delle Nonne che gli avevano chiesto aiuto nella ricerca, tramite gli archivi della Chiesa argentina e del Vaticano. Recentemente proprio dal Vaticano erano stati consegnati alla magistratura argentina alcuni documenti riguardanti l’uccisione del vescovo Enrique Angelelli, eliminato dai servizi segreti il 4 agosto 1976. Inoltre, alcuni organismi pontifici hanno promosso la riflessione sull’istituzione di una banca dati mondiale del Dna, grazie a cui poter consentire l’identificazione di persone sottratte in vario modo alla famiglia d’origine. Dai figli dei “desaparecidos” alle piccole vittime di tratta ai ai bimbi soldato.«Nella lotta che abbiamo portato avanti, l’identificazione di noi Carlotto con il nostro Paese di origine è totale – ha affermato Estela –. Ciò ha un valore enorme, ci state aiutando, per esempio nelle iniziative e campagne fatte per ritrovare i nostri nipoti». Periodicamente si ripetono minacce, intimidazioni, aggressioni. «Tutto ciò – ha ripetuto più volte proprio Estela de Carlotto – fa parte delle operazioni messe in atto da un apparato riconducibile a quanti vogliono evitare che si parli e si ricordi quanto è avvenuto».