Londra. Aperta inchiesta sul caso della bimba cristiana affidata a famiglia musulmana
La homepage del sito di «The Times»
La Children's commissioner inglese, Anne Longfield, ha aperto un'inchiesta sul caso della bimba cristiana affidata a una famiglia musulmana a Londra. La vicenda è stata rivelata dal quotidiano Times, secondo il quale la piccola, di 5 anni, battezzata in una chiesa cristiana, era stata costretta, dalla famiglia alla quale l’avevano affidata i servizi sociali, a togliersi la catenina con il crocifisso e a non mangiare il suo piatto preferito, la pasta alla carbonara, perché conteneva pancetta. Leggi la notizia clicca qui
Tra l'altro risulta che gli assistenti sociali della zona (il quartiere di Tower Hamlets, uno dei più poveri di Londra) che già avrebbero dimostrato in passato incompetenza, abbiano detto no alle numerose richieste della famiglia della piccola che, negli ultimi sei mesi, aveva insistito perché venisse affidata alla nonna, a qualche altro parente o ad amici di famiglia benche’ la bambina dimostrasse con chiarezza di trovarsi male nel contesto musulmano dal quale era accolta.
L'inchiesta è stata aperta perché le relazioni ufficiali parlano del dolore della bambina
Benché i rapporti ufficiali stesi dagli assistenti sociali, quando incontravano la piccola per controllare se tutto andasse bene, parlino delle sue lacrime e dicano che “la bambina non capisce l’arabo, si trova male e vuole tornare dalla mamma”, gli assistenti sociali hanno deciso di non intervenire e di lasciare, quindi, che la bambina continuasse a soffrire.
La “Children’s commissioner” per l’Inghilterra, Anne Longfield, ha quindi deciso di intervenire e ha spiegato che il suo ufficio contatterà il responsabile per i bambini ai servizi sociali di Tower Hamlets per cercare di capire che cosa sia successo.
“Sono preoccupata da quello che ho sentito sulle relazioni degli assistenti sociali”, ha spiegato Anne Longfield. “E’ necessario tenere conto dell’identita’ religiosa e culturale di un bambino quando quest’ultimo viene dato in affido”. Per legge, infatti, gli assistenti sociali dovrebbero assicurarsi che i minori si trovino a loro agio nelle famiglie che gli ospitano. Anche il presidente della commissione dei Comuni per l’istruzione, Robert Halfon, ha definito la situazione “estremamente preoccupante” e ha detto che è importante anche capire se si tratti di un caso isolato o no.
A fornire una spiegazione di quello che è accaduto è il giornalista esperto in investigazione Andrew Norfolk che ha scoperto e raccontato per primo il caso della bambina per il “Times”. Sul quotidiano il giornalista spiega, con tanto di statistiche, che, di solito, sono i bambini non bianchi a non trovare una famiglia della loro identità etnica perché i genitori che prendono in affido sono raramente di colore. Se il 77% dei bambini in affido erano bianchi e cosi’ l’80% delle famiglie scelte dai servizi sociali, una percentuale destinata a ripetersi anche nel quartiere londinese di Tower Hamlets, è evidente che i servizi sociali di quella circoscrizione hanno voluto avvantaggiare le famiglie musulmane alle quali hanno affidato la bambina, dando loro la precedenza rispetto ad altre bianche, e violando, in questo modo, tutta la legislazione sull’affido che vuole che un bambino ritrovi nella nuova famiglia l’identità di quella da cui proviene.
"Questa vicenda mi ha lasciato perplessità e incredulità. Pensare che ci possa essere stata una situazione del genere mi lascia senza parole. La legge in Italia prevede che venga rispettata l'identità culturale del bambino che viene dato in affidamento”. Lo ha detto l’ex presidente del Tribunale dei minori di Milano, Mario Zevola, in un’intervista al Tg2000 di Tv2000, commentando questa notizia.
“Nel nostro Paese, in linea di massima, - ha aggiunto Zevola - si tende a fare in modo che non ci siano inconvenienti. Per questo la famiglia affidataria che viene scelta è individuata in ragione dei suoi orientamenti religiosi. Ciò non toglie che un bambino che abbia un diverso orientamento religioso non possa essere affidato ad una famiglia che ha un pensiero diverso a riguardo. L'importante è che venga rispettata l'identità culturale e religiosa del bambino. Nel nostro ordinamento l'affidamento familiare serve a dare un aiuto alla famiglia del minore e a favorire il rientro. Per questo viene data la massima attenzione e rispetto all'espressione anche religiosa che manifesta il bambino”.
“Su quanto riportato in Gran Bretagna ho comunque delle perplessità, considerato come si muove l'ordinamento anglosassone. È molto probabile che, se si è verificata, la vicenda abbia avuto luogo senza il controllo delle autorità preposte”.