Usa. Così i referendum sull'aborto possono influire sull'elezione del presidente
Il 5 novembre di quest’anno gli elettori in circa una dozzina di Stati americani scriveranno la prossima pagina nella storia dell’aborto negli Usa. Almeno 11 Stati (altri potrebbero aggiungersi alla lista) insieme alle elezioni presidenziali terranno infatti referendum popolari per introdurre emendamenti alle Costituzioni statali che affermano il «diritto» a interrompere una gravidanza. L’effetto immediato degli emendamenti costituzionali, se approvati, è quello di vanificare qualsiasi legge emanata dalle assemblee statali che possa proibire o limitare in futuro l’interruzione di gravidanza, come è già successo in circa 24 Stati.
Ma queste battaglie potrebbero avere un impatto sull’affluenza alle urne e rivelarsi cruciali per la scelta del prossimo capo della Casa Bianca. «È difficile sopravvalutare lo slancio che sostiene questi emendamenti costituzionali fra i democratici – ha detto di recente la governatrice di New York, la democratica Kathy Hochul –. È una strategia che ha funzionato per i repubblicani e sta chiaramente funzionando per noi».
Il riferimento è al 2004, quando l’eminenza grigia dei conservatori, Karl Rove, introdusse iniziative elettorali contro il matrimonio gay negli Stati indecisi per aumentare la partecipazione al voto dei repubblicani e dare una mano a George W. Bush. Il partito di Joe Biden ha già attribuito alla reazione degli elettori progressisti alla sentenza del 2022 della Corte Suprema che ha eliminato il diritto nazionale all’aborto il merito di aver limitato i guadagni repubblicani nelle elezioni di medio termine del Congresso del 2022. La compagine è convinta che abbia anche spinto i democratici alle vittorie in Virginia e Kentucky lo scorso novembre.
Sebbene i gruppi pro-aborto affermino che la questione trascende le linee del partito, l’effetto di ricaduta di queste misure tende infatti ad avvantaggiare i candidati di sinistra. Carol Tobias, presidente del Comitato nazionale per il diritto alla vita, è convinta che i gruppi pro-life debbano migliorare gli sforzi di raccolta fondi per contrastare queste campagne a livello statale.
«È facile considerare il periodo 2023-2024 e dirsi che stiamo perdendo terreno – spiega –. Ma il movimento prolife è qui da 50 anni. Abbiamo perso alcune battaglie nell'ultimo ciclo elettorale, ma è una reazione prevedibile e temporanea all’abrogazione di "Roe vs Wade". Non significa che staremo con le mani in mano». Le consultazioni più accese sull’aborto si terranno in campi di battaglia presidenziali come Arizona, Nevada e Florida.
Ma anche gli elettori del Maryland e di New York, due Stati liberal che Biden ha vinto facilmente nel 2020, decideranno se codificare il diritto all’aborto nella loro Carta. In altri sei Stati in cui la Costituzione può essere modificata attraverso referendum di iniziativa popolare sono state raccolte abbastanza firme per porre la questione del diritto all’aborto direttamente agli elettori. Per ora in un solo Stato, l’Iowa, si sta cercando di organizzare un referendum che modifichi la costituzione nella direzione opposta, per limitare l’accesso all’aborto.