L'analisi. Il vecchio che non molla: Polonia impantanata nello scontro tra poteri
Il premier polacco Donald Tusck
Il leader del Pis, Jaroslaw Kaczynski - Ansa
Un tentativo di voltare pagina dopo che nel 2020 la Corte costituzionale aveva dichiarato “incostituzionale” l’aborto nel caso fosse presente la malformazione del feto: casistica che rappresentava il 92% dei casi di interruzione volontaria di gravidanza. L'aborto ora è possibile solo in pericolo di vita della madre o in caso di stupro. Una sentenza che aveva terrorizzato l’opinione pubblica con marce delle donne per una “sanità europea” e un calo della fecondità nel Paese. Una nuova pagina ancora tutta da scrivere: la Conferenza episcopale polacca è tornata a ribadire, con il suo portavoce padre Leszek Gesiak, che le due proposte di legge attraverso “slogan eufemistici” portano “alla morte di un essere umano”. Una bocciatura della legalizzazione dell’aborto fino alla 12esima settimana e della "pillola del giorno dopo" con Terza via, i centristi di Szymon Holownia vera sorpresa del voto ed ora in maggioranza, che propongono di ritornare alla legge del ’93 che permette l’aborto in caso di malformazione del feto. Per il Pis la difesa della vita è una questione identitaria contro la “deriva europeista”.Una partita a scacchi tra i “veri polacchi” e gli europeisti che prepara lo scontro istituzionale: Tusk continua a insistere sullo Stato di diritto da ripristinare dopo otto anni di sovranismo che avrebbe piegato le istituzioni sulla fisionomia Pis. Una tentazione totalitaria, spiegano negli ambienti liberal democratici di Coalizione civica di Tusk, che rispolvererebbe i dogmi del comunismo: “Il partito prima di tutto. Quello che manca rispetto al regime sovietico è la nomenklatura”. Donald versus Jaroslaw per decidere quale posto avere domani in Europa.