BRASILE. Amazzonia, gli indios vendono l’aria
«Gli uomini bianchi sono strani: comprano quello che non si può vedere». Per l’esattezza, l’aria. Non è stato facile convincere gli anziani indios di etnia “paiter-suruis” del tesoro intrappolato nelle loro terre. Perché, appunto, il carbonio, assorbito dalle migliaia di alberi disseminati per le regioni amazzoniche di Mato Grosso e Rondonia, non si può vedere, sentire, toccare.
Eppure esiste. E vale una fortuna. Almeno 76 milioni di dollari. Tanto riceveranno dal prossimo anno al 2038 gli indigeni – al ritmo di due milioni all’anno – per la vendita dei loro crediti di anidride carbonica. Il meccanismo – solo apparentemente complicato –, deciso nel Protocollo di Kyoto, si basa sul Redd (Riduzione dalle emissioni da disboscamento): chi sceglie di non deforestare riceve una compensazione economica da parte di altre aziende che, invece, per la loro attività producono gas inquinanti. Le foreste salvate controbilanciano, infatti, questi ultimi, principali responsabili del-l’effetto serra e, dunque, del riscaldamento globale. In altri termini, salvaguardare gli alberi rende, più di abbatterli. Più, dunque, delle oltre cento segherie illegali che, dall’inizio degli anni Novanta, hanno divorato gran parte della foresta nella regione.
Ora, però, il business del legname per loro è finito: i “tagliatori” sono stati effettivamente espulsi dalla zona, grazie alla campagna organizzata dal leader Almir Suruí con l’aiuto di alcune Ong locali. Calcoli alla mano, il “cacicco” ha percorso in lungo e in largo, per quattro anni, i 240mila ettari di riserva per esporre agli indios suruis la convenienza del progetto. Alla fine, l’ha spuntata. Il giovane leader dell’etnia – ha appena 37 anni – è abituato alle sfide innovative. Nel 2008, aveva sorpreso il mondo, siglando un accordo con Google Map per monitorare la distruzione dell’Amazzonia. Stavolta i suruis sono tornati sulla ribalta internazionale: sono i primi indigeni a entrare nel commercio delle quote di anidride carbonica e a guadagnare dalla difesa della foresta. La somma incassata verrà reinvestita in attività economiche sostenibili come il turismo o l’agricoltura.
Quest’ultima, però, solamente nelle areee già disboscate. Il mercato mondiale dei Redd è ancora volontario: verrà regolato solo a partire dal 2020. Si tratta, comunque, di un settore in rapida crescita: nel 2010 si è registrato un aumento del 35 per cento, per un giro d’affari che si aggira sui 250 milioni di euro l’anno.