Dopo decenni di
battaglie e di promesse mancate, Barack Obama ha annunciato che
la vetta più alta del Nordamerica,
l'attuale Mount McKinley, tornerà alla sua
denominazione originaria, quella che da secoli gli era stata
data dalle popolazioni native: Denali, che significa "la grande
montagna".
"Mount McKinley no more": mai
più quel nome, esultano in Alaska, mentre contro la Casa Bianca si è scatenata una bufera
di reazioni politiche. L'accusa di molti, anche in Congresso, è
che la decisione rappresenta un insulto per lo stato dell'Ohio e
la sua popolazione. Perchè dell'Ohio era William McKinley, il
25/mo presidente Usa a cui i colonizzatori dedicarono il monte
nel 1896. Pazienza se da sempre quella montagna era sacra agli
indigeni locali, gli Athabascan, e se McKinley - assassinato nel
1901 - in Alaska non c'e neanche mai stato.
Quella decisione, presa quasi 120 anni fa, ancora oggi è una
ferita aperta per i nativi dell'Alaska, che quel picco alto
oltre 6.000 metri e con un'ascesa più larga e graduale del
monte Everest hanno sempre continuato a chiamarlo Denali.
La decisione di tornare all'antico nome è stata annunciata
da Obama
alla vigilia dello storico viaggio di tre giorni nel
più grande degli stati Usa: sarà il primo presidente in carica
a visitare il circolo polare artico. I detrattori lo accusano di
aver tirato fuori la storia del monte in maniera ipocrita, anche
per placare le critiche di parte della popolazione dell'Alaska
che lo accusa di aver dato alla Shell i permessi per nuove
trivellazioni al largo delle coste dello stato.
Persino lo speaker della Camera John Bohener, originario
dell'Ohio, è sceso in campo: "Sono molto deluso da Obama", ha
detto, contestando il fatto che il presidente ancora una volta
si sia comportato da "monarca" e abbia deciso d'autorità di
cambiare quel nome, ricorrendo ai poteri del ministero
dell'interno. "Faremo di tutto in Congresso per stoppare questa
azione", ha promesso il deputato repubblicano, Bob Gibbs, che
porterà il caso alla Commissione risorse naturali della Camera
dei Rappresentanti. In Ohio c'è chi pensa addirittura a
manifestazioni e petizioni.
Ma Obama nella tre giorni in Alaska si occuperà soprattutto
dell'emergenza legata ai cambiamenti climatici, le cui
conseguenze sono già ben visibili nella regione artica con lo
scioglimento dei ghiacciai e l'innalzamento del livello del
mare. Metterà l'accento sulla necessità di fare di più, sia in
America sia a livello internazionale.
"Obama può cambiare nome al McKinley ma non può fermare lo
scioglimento dei suoi ghiacci", titola con un pò di ironia il
Washington Post. E per rassicurare sulle trivellazioni al largo
delle coste dello stato, il presidente lancerà un messaggio
chiaro: "Mai più un disastro come quello della marea nera nel
Golfo del Messico". Rassicurerà quindi come in Alaska i permessi
dati sono limitati e vincolati ad obblighi mai così stringenti
per una compagnia petrolifera.