Lo sanno anche loro, i terroristi, che un Mondiale di calcio non è solo un pallone che rotola tra ventidue uomini in calzoncini corti. Un Mondiale, come un’Olimpiade, è attenzione planetaria, audience per rivendicazioni politiche e sociali. Era così a Monaco, quarant’anni fa, è così adesso. Per questo non meraviglia proprio nessuno l’annuncio filtrato ieri su Internet di una minaccia islamista contro cinque nazionali di calcio che parteciperanno ai Mondiali in Sudafrica. C’è anche l’Italia, insieme a Usa, Inghilterra, Francia e Germania. L’intelligence se l’aspettava. La sorpresa, semmai, è che il messaggio non sia opera di Osama Benladen in persona, bensì della branca maghrebina di al-Qaeda, Aqmi, finora nota per una serie di sequestri e attiva solo in ambito regionale.La minaccia è contenuta in un articolo pubblicato sulla rivista online di al-Qaeda nel Maghreb islamico dal titolo «Mushtaqun al-Janna», «Coloro che desiderano il Paradiso». «Si avvicinano i campionati mondiali di calcio – si legge nell’articolo – e fervono i preparativi per ospitare le nazionali e tra loro ci sono anche quelle dei Paesi che stanno conducendo una campagna crociata contro l’islam». I terroristi sottolineano come l’evento sia una grossa occasione mediatica per al-Qaeda perché «i campionati sono seguiti dai telespettatori di tutto il mondo e trasmessi da decine di emittenti. In un solo momento tutto il mondo potrà venire a conoscenza delle sofferenze dei bambini musulmani e delle nostre donne attraverso i nostri attentati». Non manca un riferimento diretto ad almeno una delle partite del Mondiale, quella in programma il 12 giugno a Rustenburg tra Stati Uniti e Inghilterra. «Che sorpresa sarà quando in un incontro tra Stati Uniti e Inghilterra trasmesso in diretta si sentirà in uno stadio pieno di spettatori il rumore di un’esplosione e ci saranno decine o centinaia di cadaveri». Ma anche altre partite saranno prese di mira, sostiene il messaggio, «e in particolare il girone A dove gioca la Francia, il girone D della Germania e quello F con l’Italia». Inoltre, avverte al-Qaeda, «tutti i controlli e le macchine a raggi X che gli Stati Uniti manderanno dopo aver letto queste parole non serviranno a scoprire il modo con cui gli esplosivi entreranno negli stadi». La Fifa, per ora, ostenta sicurezza. «Le minacce non fermeranno il Mondiale – ha sottolineato ieri il segretario generale Jerome Valcke – Rinunciassimo agli eventi per delle minacce, lasceremmo decidere agli altri cosa fare e cosa no, e invece viviamo in un mondo libero.Immediata anche la reazione di Pretoria. «La priorità è garantire la sicurezza del milione di turisti attesi – ha detto il ministro per la Sicurezza, Nathi Mthetwa – I terroristi sono preparati per uccidere tanta gente innocente. Non lo permetteremo».L’apprensione, però, resta. Anche perché il Sudafrica è già impegnato dai suoi problemi interni. L’uccisione nei giorni scorsi del leader bianco di estrema destra Eugene Terreblanche, ad esempio, ha riattizzato tensioni razziali mai del tutto sopite dalla fine dell’apartheid. Il governo si è affrettato ad annunciare di aver già sventato un complotto di al-Qaeda per la realizzazione di un attentato durante i Mondiali. Da tempo la polizia è in allerta e svolge esercitazioni contro attacchi chimici, biologici e radioattivi. Gli ospedali hanno dei piani per affrontare attentati che provochino un gran numero di vittime. E l’intelligence sudafricana è in contatto con i colleghi di tutto il mondo. Il problema, semmai, è che nonostante tutte le precauzioni ai terroristi basta una disattenzione, una sola, per portare a termine un attacco dalle dimensioni catastrofiche. È il singolo, minimo errore che l’intelligence e le autorità non possono nemmeno pensare di permettersi.