La svolta in Africa. Al-Azhar mette al bando mutilazioni e nozze precoci
Una storica fatwa – decreto religioso – contro i matrimoni precoci e contro le mutilazioni genitali femminili è stata firmata a Dakar il 21 giugno scorso dal vice grand imam di al-Azhar, Saleh Abbas, nel corso del “First Africa summit to end female genital mutilations & child marriage”, convocato dai governi di Gambia e Senegal. L’iniziativa è stata promossa da Jaha Mapenzi Dukureh, coraggiosa attivista gambiana dell’organizzazione “Safe hands for girls” e ambasciatore regionale di buona fede di Africa4Girls Summit, sopravvissuta alle mutilazioni genitali e a un matrimonio precoce.
Sono circa 200 milioni le ragazze vittime di mutilazioni e altri 50 milioni sono a rischio. Nonostante diverse iniziative, anche dal punto legislativo, per contrastare questo abominio, ci sono ancora molti Paesi dove queste pratiche sfuggono ad ogni controllo, in particolare Sudan, Mali, Djibouti e Sierra Leone. Il 39 per cento delle ragazze in Africa contrae matrimonio prima dei 18 anni, il 13 per cento ancor prima dei 15 anni. Le conseguenze fisiche e psicologiche sono devastanti e impediscono un sereno sviluppo delle bambine che subiscono queste violazioni.
La fatwa è un documento di straordinaria importanza, scritto nel cuore del continente africano, che indica con la parola «haram», cioè religiosamente illecita, ogni mutilazione e scissione ai danni dei corpi di bambine e donne e pone i 18 anni come limite minimo di età per contrarre matrimonio. Il decreto religioso di Dakar segna un punto di non ritorno nella lotta alla brutale pratica delle mutilazioni, che si tramanda da secoli e continua a resistere nonostante ormai diverse iniziative internazionali di condanna. Grande importanza hanno anche le parole che il religioso ha pronunciato riguardo al limite dei 18 anni che contribuirà a prevenire il dramma delle spose bambine: «Il matrimonio nell’islam si basa sul consenso delle due parti, specialmente della donna – ha affermato il religioso – e questo reciproco consenso richiede che le ragazze abbiano raggiunto l’età della maturità e una consapevolezza che confermi la veridicità del loro consenso». La partecipazione dell’imam Saleh Abbas, esponente della grande università islamica egiziana di al-Azhar, ha conferito all’evento un’ulteriore importanza e un’autorità che, come gli stessi giovani partecipanti hanno affermato, altrimenti non avrebbero avuto.
«Se fossi andata da mio padre e gli avessi portato la dichiarazione fatta da al-Azhar, non mi avrebbe ascoltata, ma la presenza del vice grand imam qui cambia tutto», ha dichiarato Jaha Mapenzi Dukureh. «Si tratta del primo evento sul tema organizzato da africani in Africa», ha aggiunto. La nascita di nuovi giovani leader africani, in gran parte donne, impegnati su questi due drammatici fronti contribuirà a influenzare i prossimi progetti politici e decisionali.