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Iraq. Pistelli: aiutiamo i cristiani a rimanere

martedì 5 agosto 2014
«Vogliamo che l’Iraq rimanga uno Stato unitario e lo testimonieremo anche manifestando la nostra solidarietà politica ai nuovi vertici del Paese». Così il viceministro degli Esteri, Lapo Pistelli, alla vigilia di una missione che lo porterà a Baghdad ed Erbil. Prima Pistelli farà tappa anche nella Striscia di Gaza, accompagnando il volo umanitario che l’Italia ha predisposto a sostegno della popolazione palestinese.  Nella capitale irachena, Pistelli incontrerà il presidente neo eletto, Fouad Masum, il vice primo ministro e il ministro degli Esteri iracheni. Una visita che permette all’Italia di muovere una nuova pedina sullo scacchiere mediorientale, occupando una casella semivuota: «Essere lì in un momento in cui non c’è la fila», e dove di visite istituzionali internazionali non ve ne è nemmeno l’ombra, «non è certo un caso », ha sottolineato Pistelli secondo cui il miglior sostegno che l’Italia può dare ai cristiani in fuga da Mosul e dal nord dell’Iraq è quello di aiutarli a rimanere nel Paese. Perché vedere ridisegnata la mappa di un Medio Oriente monocolore e religiosamente uniforme secondo il volere di Ibrahinm abu Bakr al-Baghdadi, è quanto di più pericoloso ci possa essere.A Erbil, cuore del Kurdistan iracheno, l’Italia porterà infatti «la sua solidarietà politica al governo regionale che si sta facendo carico di un doppia emergenza: quella delle migliaia di profughi siriani e quella dei cristiani, in fuga da Mosul e dalla piana di Ninive». A loro la cooperazione italiana porterà generi di prima necessità.  Quanto ad aiutare i cristiani concedendo visti di asilo per chi volesse lasciare il Paese tramite il Kurdistan iracheno come ha fatto sapere di volere fare la Francia? Il governo Renzi frena. «L’asilo – replica Pistelli – significa garantire un certo livello di protezione internazionale a chi arriva. E l’Italia ha già le sue difficoltà a gestire i potenziali richiedenti asilo che giungono a migliaia dalla Libia sui barconi».  A Erbil l’Italia aprirà comunque un Consolato generale. «Il governo regionale curdo rappresenta un’isola quasi felice in un quadro così disastrato e dove girano comunque interessi economici e molte aziende italiane sono interessate a investire». Lo sfondamento a Nord delle forze dello Stato Islamico del Califfo nero e la conquista di nuovo territorio e petrolio fa temere però il peggio: il rischio di una “contaminazione” del Libano. «Non credo che il Libano sia il prossimo bersaglio dell’Isis», conclude Pistelli. «Lì la presenza Unifil è forte». Le forze islamiste di al Baghdadi vanno fermate «lì dove si stanno espandendo. Ovvero in Siria e Iraq».