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La protesta dei trattori. Ecco che cosa chiedono i coltivatori francesi. E perché

Daniele Zappalà, Parigi martedì 30 gennaio 2024

Un agricoltore passa davanti ai trattori in fila trainando un trattore-giocattolo con la bandiera francese, durante una protesta che ha bloccato l'autostrada A4, vicino a Jossigny, a est di Parigi

Parlano di un «malessere annoso» che rode dall’interno le campagne francesi ovvero la prima agricoltura dell’Unione Europea. Una situazione ormai vistosa, tanto che l’opinione pubblica resta prevalentemente al fianco degli agricoltori, nonostante i pesanti disagi per la circolazione legati alle proteste. Ma cosa vogliono gli agricoltori transalpini che assediano Parigi? Le principali rivendicazioni riguardano 6 questioni chiave.

1) Una fiscalità anti-inflazione

Più di un quarto degli agricoltori francesi vive con livelli di reddito sotto la soglia di povertà. A erodere ancor più la redditività delle aziende agricole è stata l’impennata dei costi di produzione, in particolare sul fronte dell’energia e dei mangimi e concimi. Per questo, ricordando il proprio ruolo sociale basilare, gli agricoltori chiedono a Parigi delle condizioni fiscali agevolate anti-inflazione, in modo da restare ‘a galla’. Il governo ha già in parte risposto a questa rivendicazione annullando gli aumenti previsti nella tassazione del gasolio non stradale per azionare trattori e altri macchinari agricoli. Ma una parte dei manifestanti giudica ancora insufficiente questa misura.

2) Una ripartizione più equa dei margini di profitto

Nel caso di molti prodotti di base, come il latte, gli agricoltori e allevatori lamentano uno squilibrio nella ripartizione dei margini di profitto, che sono cresciuti negli ultimi anni a dismisura a favore dei grandi colossi dell’agro-industria e delle catene di supermercati, riducendosi invece per i produttori di base. Lo Stato ha già cercato d’intervenire negli ultimi anni, ma senza risolvere in modo sensibile il problema. Non a caso, fra i bersagli delle proteste degli ultimi giorni figurano pure le sedi di diversi colossi agroalimentari, davanti ai quali ad esempio è stato rovesciato del letame.

3) Una semplificazione di regole e burocrazia

Tanti agricoltori sul piede di guerra ricordano di avere spesso delle mogli completamente dedite alla «montagna» di formulari da riempire per accedere ai sussidi, così come alla lettura dei nuovi regolamenti che creano di continuo nuovi vincoli per la professione, soprattutto sul fronte dei nuovi regolamenti ecologici per favorire la biodiversità, come quelli sulle siepi o sui terreni lasciati incolti per ricostituire delle praterie. La ‘selva’ di regole e di annessi controlli avrebbe raggiunto un livello «vessatorio», dilatando di fatto le giornate già estenuanti di lavoro. Anche su questo fronte, il governo ha promesso uno «choc di semplificazione», riunificando e semplificando molti regolamenti.

4) Un piano di ampio respiro contro la siccità

Soprattutto nel Midi transalpino, tanti agricoltori sono costretti a cambiare le colture a causa dell’aggravarsi della siccità. Ma tante aziende, già indebitate, rischiano così di ritrovarsi sul lastrico. Per questo, si chiede allo stato un ‘piano’ specifico per accompagnare gli agricoltori con le spalle al muro. Sia quelli che hanno dolorosamente deciso di rinnovare le proprie colture. Sia quelli che vorrebbero preservare quelle tradizionali, ma reclamano nuovi bacini e infrastrutture pubbliche di raccolta dell’acqua.

5) Una transizione ecologica «più realistica»

Anche in Francia, sono in costante aumento gli agricoltori che si convertono al biologico. Ma una larga maggioranza del totale chiede una transizione ecologica «più realistica», evocando spesso l’esempio degli insetticidi e altri antiparassitari chimici. In certi casi, non esisterebbero ancora delle soluzioni naturali davvero efficaci, alimentando dunque la rabbia e frustrazione di quegli agricoltori che vedono prosperare nuovamente dei parassiti nocivi senza potersi più proteggere, per via dei nuovi divieti. Deriva da qui la richiesta di proroghe o eccezioni nelle regole, in modo da «uscire da un’ecologia punitiva». Si tratta probabilmente della rivendicazione più controversa, dato che tanti esperti additano dal canto loro soprattutto un effetto d’inerzia e una mancanza di buona volontà degli agricoltori considerati «refrattari al cambiamento».

6) La fine della «concorrenza sleale» sui mercati agricoli internazionali

Gli accordi commerciali di libero scambio fra l’Unione Europea e altre aree del pianeta sono un’altra ‘bestia nera’ degli agricoltori francesi. Se l’accordo con la Nuova Zelanda è stato già adottato da Bruxelles, quello che attualmente condensa i maggiori timori riguarda gli scambi a venire con i principali Paesi sudamericani del Mercosur. Gli allevatori francesi denunciano lo spettro della «concorrenza sleale» dovuta al possibile arrivo in massa di pollame a buon mercato da Paesi come il Brasile, dove la regolamentazione sanitaria ed ecologica non è paragonabile a quella molto più vincolante introdotta nell’Unione Europea. In proposito, il governo francese si è già impegnato a battersi contro l’adozione del patto Ue-Mercosur.