Libano. L'aggressione, la morte dell'autista: cos'è successo alla troupe del Tg3
Ahmad Akil Hamzeh e l'inviata Lucia Goracci
Le grida, il tentativo di rompere la telecamera, l’aggressione ai danni della troupe del Tg3, l’inviata Lucia Goracci e l'operatore Marco Nicois. E la morte per infarto dell’autista, Ahmad Akil Hamzeh, che li guidava. È la stessa inviata Rai a raccontare le fasi concitate dell’aggressione in Libano chiarendo che non si trattava di miliziani di Hezbollah né di uomini armati. «Hezbollah non c’entra nulla, è stato uno sfogo senza alcun risvolto politico, frutto della tensione diffusa tra la popolazione delle aree sotto attacco».
«Tutto si è svolto – ha spiegato la giornalista Rai – nel giro di 15-20 minuti, volevamo visitare il luogo di un bombardamento di due giorni fa e documentare la fuga dei pescatori dalle coste dopo l'allerta israeliana, muovendoci, come sempre, con prudenza e con tutti i permessi necessari. Stavamo riprendendo alcuni operai, quando un gruppo di persone senza insegne né armi o alcun segno di riconoscimento si è avvicinato con fare aggressivo. Un uomo ha tentato di rompere la telecamera. Siamo risaliti in auto diretti a Beirut, inseguiti dall’uomo in sella a uno scooter. Quando Ahmad ha cercato di tranquillizzarlo uscendo dall'auto - prosegue Goracci - si è accasciato a terra. Abbiamo subito chiamato i soccorsi, è arrivata l’ambulanza, l’abbiamo seguita. Purtroppo quando l’abbiamo raggiunta ci hanno detto che era morto».
Hamzeh, 55 anni, da anni collaborava con Rai Beirut dove ricordano la «profonda umanità e la grande dolcezza».