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Il fatto. Anche gli africani combattono in Ucraina, per uscire di prigione o per soldi

Matteo Fraschini Koffi giovedì 26 gennaio 2023

Ci sono anche degli africani tra i combattenti nel gelo ucraino

«Resta in prigione o vieni a combattere». È questa una delle strategie della Russia che ha spinto Tarimo Nemes Raymond a prendere in mano le armi contro l’Ucraina. Assoldato l’anno scorso dalla società di mercenari russa Wagner, Tarimo ha combattuto nel Donbass per alcuni mesi fino a quando è morto a fine ottobre durante uno scontro armato nella località di Bakhmut, nell’est dell’Ucraina. Il suo corpo sarà presto rimpatriato in Tanzania dove le autorità e i media locali non hanno ancora commentato questa notizia, nonostante il tempo trascorso dall’uccisione.

«Tarimo era uno dei tanti studenti arrivati in Russia per studiare all’università – afferma la stampa internazionale –. Era però stato arrestato e imprigionato per un apparente crimine legato al traffico di droga». Un video che circola sulle reti social mostra la foto di Tarimo con di fianco la sua bara e intorno alcuni mercenari della Wagner totalmente incappucciati. Su un tavolo giacciono due medaglie: una per il coraggio e l’altra composta dalla una croce usata come simbolo dalla società militare russa.

Ma Tarimo non è il solo africano ad essere rimasto ucciso tra le fila della Wagner. Lemekhani Nathan Nyirenda era un 23enne originario dello Zambia. Preso da una prigione russa dove stava scontando una pena a 9 anni iniziata nel 2020, il giovane studente africano si è in seguito ritrovato a combattere per il gruppo Wagner prima di finire ucciso lo scorso settembre. Martedì centinaia di persone hanno partecipato al suo funerale nella capitale, Lusaka.

«Centinaia di africani, in gran parte studenti, sono da mesi sotto pressione – confermano gli analisti militari–. Molti sono spinti a combattere per la Russia in Ucraina in cambio dell’annullamento della pena». Non ci sono solo ex carcerati tra le file di Wagner o dell’esercito russo, sono presenti anche studenti che invece di continuare gli studi ricevono offerte che raggiungono i «tremila dollari al mese» per imbracciare le armi a favore della Russia. Nei vari atenei, soprattutto quelli vicino al confine con l’Ucraina, numerosi reclutatori militari russi approcciano gli studenti africani per convincerli ad arruolarsi promettendogli un salario sostanzioso e «l’avventura».

Altri africani, in maniera volontaria, hanno cercato invecedi andare a combattere dalla parte degli ucraini, soprattutto studenti o semplici cittadini originari di Paesi come Senegal, Nigeria, Zambia, Costa d’Avorio e Sudafrica. «So che è una guerra e non un gioco da ragazzi, ma voglio unirmi agli ucraini – aveva detto alla stampa Kereti Usoroh, giovane avvocato nigeriano che ha scelto la via del Donbass–. Essere un soldato in Ucraina è sempre meglio che essere qui nella città di Lagos».

Le richieste di volontari africani pronti a partire per il fronte ucraino erano talmente numerose che alcune ambasciate ucraine in Africa hanno ricevuto minacce dai governi africani che volevano bloccare i propri connazionali dall’arruolarsi. Al momento, però, non ci sono stime certe riguardo al numero di africani assoldati dall’Ucraina o dalla Russia. «Alcuni amici del Nordafrica e diversi centrafricani dovrebbero essere partiti al fronte – commentano alcuni studenti africani che hanno declinato tali offerte –. Li vedevamo ogni giorno in università e poco dopo scomparivano senza dire niente».