Il rapporto. «In sette mesi 1.600 casi di abusi e torture a Kabul»
Milizia taleban a Mazar-e-Sharif
Oltre 1.600 casi di abusi e torture nel corso di arresti e detenzione sono avvenuti in Afghanistan negli ultimi sette mesi ad opera dei taleban. È quanto documenta un rapporto presentato alle Nazioni Unite sulle violazioni dei diritti umani nel Paese. Il rapporto, redatto dalla Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan (Unama), rileva che questi trattamenti crudeli, inumani o degradanti sono avvenuti in luoghi di detenzione sotto la giurisdizione del ministero dell’Interno e della Direzione generale dell’intelligence de facto.
Si tratta «di percosse, scosse elettriche, torture con l’acqua, così come minacce contro gli individui e le loro famiglie» ha spiegato Volker Türk, l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. Il rapporto, che documenta casi avvenuti in 29 delle 34 province dell’Afghanistan, parla della tortura utilizzata al posto delle indagini. «Nel tentativo di estorcere confessioni o altre informazioni, i detenuti sono sottoposti a gravi sofferenze, tra cui percosse, scosse elettriche, asfissia, ingestione forzata di acqua, nonché bendaggi e minacce» riferisce il rapporto. «Le violazioni delle garanzie del giusto processo, incluso il rifiuto di accesso all’avvocato, sono la norma», aggiunge il documento.
Inoltre, si sottolinea, queste violazioni avvengono nonostante l'emissione di linee guida da parte delle autorità de facto volte a salvaguardare i diritti umani dei detenuti e a regolare il comportamento del personale di sicurezza. Linee guida, tra cui un codice di condotta emesso nel gennaio 2022 e istruzioni ad hoc simili, che «non sono state sufficientemente seguite».