Afghanistan. Primo attacco dei taleban dopo la rottura della tregua: 5 civili uccisi
L'ingresso dell'ospedale attaccato martedì a Kabul
Torna, senza freni, la violenza in Afghanistan. Una spirale di odio e sangue che ha polverizzato le ultime vestigia del cessate il fuoco, umiliando di fatto i tentativi di pacificazione della presidenza Trump. Tutto questo mentre il segretario di Stato Usa Mike Pompeo “sponsorizzava” un altro piano di pace, questa volta in Israele. L'ultimo massacro, messo a segno dai telaban, si è registro a Gardez, nell'Est del Paese. Il bilancio è di cinque civili uccisi e 19 feriti. I miliziani hanno negato le vittime civili, parlando invece di «decine di soldati uccisi e feriti». «Dopo l'annuncio dell'offensiva governativa, un attacco è stato condotto contro un importante quartier generale militare dell'amministrazione di Kabul», ha fatto sapere il portavoce dei taleban, Zabihullah Mujahid.
L'attacco è arrivato due giorni dopo l'assalto in un ospedale Msf di Kabul che ha ucciso almeno 24 persone, tra cui neonati e infermiere, ed un attentato suicida durante un funerale nella provincia orientale di Nangarhar che ha ucciso 32 persone. La nuova ondata di violenze ha spinto il presidente afghano Ashraf Ghani a rivedere la linea del dialogo con i taleban e ad ordinare un'offensiva contro tutti i gruppi ribelli. «Ho ordinato alle forze di sicurezza di mettere fine al loro assetto di difesa attiva, di ritornare all'assetto offensivo e di riprendere le operazioni contro il nemico», sono state le parole pronunciate da Ghani dopo l'attacco all'ospedale. I taleban hanno negato il coinvolgimento negli attacchi (uno dei quali è stato rivendicato dalla branca afghana del Daesh, ostile a qualsiasi forma di pacificazione e in “concorrenza” con i taleban) ma si sono detti «pienamente preparati» a rispondere all'offensiva del governo. «D'ora in poi la responsabilità di un'ulteriore escalation della violenza e delle sue conseguenze ricadrà esattamente sulle spalle dell'amministrazione di Kabul», hanno affermato. A fine febbraio, i talebani hanno firmato un accordo con gli Stati Uniti aprendo la strada al ritiro delle truppe internazionali e a negoziati interafghani con il governo di Kabul. Nell'intesa i miliziani si sono impegnati a non attaccare truppe straniere della coalizione a guida Usa e da allora non si erano registrati attacchi nelle città afghane; le violenze però si sono spostate nelle province con un aumento delle violenze contro le forze afghane.
Tutto questo mentre si aggrava la situazione sanitaria del Paese. Sono oltre 5.000 le persone contagiate dal coronavirus in tutto l'Afghanistan, hanno reso noto le autorità sanitarie, con la capitale Kabul, dove vivono oltre 5 milioni di persone, che è l'epicentro della malattia. Funzionari sanitari hanno dichiarato di aver condotto 18.724 test nel Paese di circa 35 milioni di abitanti e il numero totale di casi positivi è stato di 5.226. Ma mentre il bilancio delle vittime ufficiale rimane basso, 132 finora, gli esperti temono che il numero di vittime e infezioni aumenteranno quando saranno disponibili ulteriori test. Si ritiene che il virus sia arrivato in Afghanistan attraverso la provincia occidentale di Herat poiché decine di migliaia di migranti sono tornati dal vicino Iran, il Paese più colpito della regione. I casi stanno aumentando nonostante il lockdown a livello nazionale, che è stato ampiamente ignorato, in quanto molti afgani, ridotti in povertà, sopravvivono di giorno in giorno.