Meno di un anno dopo aver occupato
per qualche settimana
Kunduz, capoluogo dell'omonima
provincia settentrionale afghana, i
talebani sono giunti
nuovamente alle porte della città conquistando, e a quanto
risulta però poi perdendo, lo strategico
distretto di Khanabad.
Prima negata dalle fonti ufficiali, la caduta oggi all'alba
del distretto è divenuta via via più certa, ed è stata
rivendicata anche dal portavoce degli insorti, Zabihullah
Mujahid, il quale ha sostenuto che "decine di membri delle forze
di sicurezza sono stati uccisi" e che "i militanti hanno
catturato l'intero centro del distretto" di Khanabad.
Un residente del posto di nome Narullah ha confermato per
telefono all'Ansa che la notizia corrisponde a verità. "
Chiunque
può fugge dall'area", ha raccontato, mentre sullo sfondo si
udivano chiaramente colpi di arma da fuoco, aggiungendo che "una
battaglia è in corso e continuano i
raid dell'aviazione"
afghana.
In serata però la situazione si è ribaltata ed un
portavoce
della polizia, Hajratullah Akbari,
ha dichiarato alla tv 1TvNews
che "dopo aspri scontri
abbiamo ripreso il controllo di
Khanabad, uccidendo anche 38 talebani e ferendone altri sei".
Nonostante ciò Mohammad Yusuf Ayubi, presidente del Consiglio
provinciale di Kunduz, ha ricordato di aver avvertito in passato
che "il 70% di Kunduz era nelle mani dei talebani" e che "ora
questa percentuale è anche più grande perché
è caduto anche il
distretto di Qale-e-Zal, così come sono andate
perse parti dei
distretti di Dasth-e-Aechi e Imam Sahib".
A prescindere dall'esito della battaglia per Khanabad,
l'allarme è massimo perché esistono indizi che
l'attuale
offensiva degli insorti sia più complessa ed articolata di
quella dello scorso anno, con il consolidamento di posizioni in
tutta la provincia e azioni, come l'interruzione della
somministrazione di energia elettrica a Kunduz City da giovedì,
che hanno un impatto forte sulla popolazione.
Lo scorso anno, l'ingresso dei militanti a Kunduz City
provocò intensi scontri armati, casa per casa, l'esodo di quasi
20.000 residenti e la tragedia del
bombardamento di un ospedale
di Medici senza Frontiere che causò oltre 40 morti.
In una conversazione telefonica oggi con l'Ansa Satar Shamal,
un attivista sociale di Kunduz, ha sostenuto che "qui la gente
ora ha paura. Nessuno può fuggire e chi può compra carburante e
generi alimentari e di prima necessità per resistere".
Quest'anno
i talebani hanno mostrato di poter tenere aperti
più fronti su tutto il territorio nazionale, impegnando ovunque
le forze di sicurezza afghane e quindi impedendo un facile invio
di rinforzi nelle zone dove l'emergenza è più grande.
Oltre che a Kunduz, infatti, la situazione è molto grave sia
a sud nella provincia di
Helmand, storico bastione dell'Emirato
islamico dell'Afghanistan in cui le autorità locali hanno perso
il controllo di vari distretti, sia ad est, in
Nangarhar, dove
oltre ad una evidente
presenza di militanti del Daesh (Isis), sembra che i
talebani stiano per impossessarsi del distretto di
Hesarak.