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L'OFFENSIVA DEI TALEBAN. Afghanistan, il dolore per i soldati uccisi

Barbara Uglietti martedì 18 maggio 2010
La colonna di 130 mezzi viaggiava da Herat a Bala Murghab, nord-ovest dell’Afghanistan. Quattrocento militari in tutto: italiani, spagnoli, americani e afghani. Alle 9.15 locali (le 6.45 ora italiana), un ordigno artigianale Ied di grande potenza è esploso mentre passava il nucleo di testa del convoglio. Ha preso in pieno il blindato Lince che si trovava in quarta posizione: sono morti il sergente Massimiliano Ramadù, 33 anni, di Velletri (Roma), e il caporalmaggiore Lugi Pascazio, 25 anni di Grumo Appula (Bari); feriti il caporalmaggiore Gianfranco Scirè 28 anni, di Palermo, e il caporale Cristina Buonacucina, 27, di Foligno (Perugia). Tutti della Brigata alpina Taurinense. L’attacco è avvenuto a 25 chilometri a sud di Bala Murghab: i militari erano quasi arrivati a destinazione dopo uno spostamento in una delle regioni più pericolose del Paese. Lo Stato Maggiore della Difesa ha voluto sottolineare che non si è trattato di un attentato specifico contro gli italiani – che controllano l’intera regione di Herat – poiché il convoglio aveva mezzi appartenenti a tutte le nazioni dell’Isaf. L’istante più terribile ha “scelto” il Lince su cui viaggiavano i connazionali. I due soldati uccisi portano a 22 il bilancio degli italiani che hanno perso la vita in missione nel Paese dal 2004. E a 200 quello dei militari morti in Afghanistan dall’inizio dell’anno. Un dato in crescita rispetto allo stesso periodo del 2009 (119 vittime): significa che da uno a due militari della Coalizione vengono uccisi ogni giorno (quattro, ieri: i due italiani più altri due della Nato di cui non è stata fornita la nazionalità). Significa che a nove anni dalla guerra, l’Afghanistan è ancora un Paese fuori controllo.Il Lince è un veicolo leggero che offre una buona protezione dalla mine. Recentemente, per aumentarne la sicurezza, sono state introdotte modifiche che ne hanno irrobustito la blindatura, specialmente per il mitragliere che sta nella “ralla”, la torretta. Ieri il militare che ha riportato meno ferite, Gianfranco Scirè, viaggiava proprio lì, nella “ralla”. Lui e il caporale Buonacucina sono stati colpiti gravemente alle gambe, ma non sono in pericolo di vita. Le salme di Ramadù e Pascazio rientreranno presumibilmente domani mattina. Il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha detto che questi sono i rischi «connessi all’importanza della missione». Sono circa 3.300 i militari italiani schierati in Afghanistan nell’ambito dell’Isaf. La maggior parte a Herat e un piccolo nucleo a Kabul. Ma il pericolo è sempre più insidioso. I taleban e i ribelli hanno incrementato l’uso degli Ied. Un segno di debolezza, secondo gli esperti militari, perché denuncia la loro incapacità di organizzare azioni più massicce e di approvvigionarsi di mezzi offensivi più potenti. Ma la strategia si sta rivelando tragicamente efficace. Gli attentati con mezzi rudimentali, disseminati ovunque sulle strade battute dalle truppe, hanno il vantaggio dell’imprevedibilità. E, come si è visto ieri, corazzare i Lince non sempre è sufficiente. Da giugno arriveranno i superblindati Freccia, più sicuri anche se più lenti e meno agili del Lince. Di strada dovranno farne molta. La fase di disimpegno dovrebbe cominciare solo nel 2011, da completare entro il 2013. I soldati italiani restano sul campo. «Sono i nostri fratelli», ha detto ieri Delbar Jan Arman, il governatore della provincia di Badghis, dove si trova Bala Murghab. Mentre da Washington, il portavoce del Pentagono, Geoff Morrell, ha sottolineato che «la loro opera non è stata vana. Continueremo a impegnarci per vincere. Il loro sacrificio non sarà dimenticato».LA RUSSA: ENTRO FINE ANNO 4MILA UOMINI«Entro fine anni avremo un contingente italiano di poco inferiore ai 4mila uomini». Lo ha  detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, rispondendo a una domanda sul  previsto aumento del numero di militari italiani in Afghanistan.