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Afghanistan. Vietato parlare e cantare: l'ultimo diktat dei taleban contro le donne

Fabio Carminati sabato 24 agosto 2024

Due donne camminano completamente ricoperte dal velo per le strade di Kandahar

Tre anni dopo la fuga degli americani da Kabul e il ritorno al potere, tra una crisi e l’altra, tra guerre e campagne elettorali, i taleban hanno assestato un altro colpo alla libertà e ai diritti umani. E ora arrivano le prime condanne internazionali, mentre il governo dei fondamentalisti si sta accreditando come referente di Russia e Cina e implicitamente è stato riconosciuto anche dalle Nazioni Unite che hanno però visto naufragare miseramente a Doha un qualsiasi tentativo di dialogo sui diritti. Da ultimo anche il riconoscimento da parte degli Emirati Arabi Uniti, che hanno accettato le credenziali di un diplomatico nominato dai taleban come ambasciatore dell'Afghanistan. Cosa che, finora, solo la Cina aveva fatto.

Il passo in avanti (se così si può chiamare) è avvenuto però due giorni fa. Il governo de facto dell'Afghanistan ha tramutato in legge molte delle restrizioni che già applicava da tre anni, affrontando questioni come il velo integrale o hijab per le donne e l'abbigliamento degli uomini, ai quali è richiesto di farsi crescere la barba. Chiamata "Legge per la Propagazione della Virtù e la Prevenzione del Vizio", la normativa proibisce anche agli autisti di trasportare donne adulte senza un tutore maschio legale. Il provvedimento impone alle donne di coprirsi il volto e il corpo per evitare di «indurre in tentazione». Impone di evitare di far sentire in pubblico voci di donne, compresi canti, recite o discorsi nei microfoni. Vietata, inoltre, la pubblicazione sui media di fotografie in cui sono ritratte le persone, sia donne che uomini. Fin qui la “legge”, riguida e con sanzioni fisiche estreme: che partono dalla fustigazione e arrivano a conseguenze estreme nell’applicazione integrale indotta delle distorte interpretazioni del Corano.

Il primo governo a condannare la decisione è stato quello socialista di Madrid: «Condanniamo totalmente la cosìddetta Legge per la diffusione delle virtù dei taleban in Afghanistan, che vuole zittire le donne afghane». È il messaggio postato su X dal ministro spagnolo degli Esteri, José Manuel Albares, alla nuova legge ratificata dal regime di Kabul, nel terzo anniversario del ritorno al potere. Una legge denunciata da attiviste nel Paese come un «attacco inammissibile alle libertà civili delle afghane». «Condanniamo tutte le violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali delle donne e delle bambine» ha anche aggiunto il ministro Albares nel messaggio. Anche l’Australia ha reagito duramente: «L'Australia condanna le mosse dei taleban per mettere a tacere le voci delle donne e delle ragazze afghane. Esprimiamo il nostro sostegno alle donne e alle ragazze dell'Afghanistan e ai loro diritti umani» ha dichiarato su X il ministro degli Esteri australiano, Penny Wong.